“…La bellezza della vita è la vita stessa. L’esistenza è il più bel regalo, un dono che abbiamo ricevuto senza meritarlo. È capitato, poteva succedere a un’altra persona e invece no. È successo a me e a te. Camminiamo con i piedi per terra e guardiamo oltre l’orizzonte, ma in attesa di cosa? Tutto ciò che serve è qui, dobbiamo soltanto allungare una mano. Esci più spesso e trova un uomo che sia in grado di ascoltarti e farti ridere. Lasciati amare, senza pensieri e a tutti i costi. Abbraccia la vita e la gioia, prendi a schiaffi la tristezza fino a quando smetterà di venirti a cercare. Danza e ridi sotto la pioggia, perché nessuno merita la malinconia. Divertiti, ma senza pensarci troppo. E incomincia a vivere davvero.”
Archivio per agosto, 2014
La bellezza della vita
Pubblicato: agosto 30, 2014 in frasiTag:bellezza, Guido, Mazzolini, scrittori, scrittura
Mi manca il dolore buono, le lacrime inutili. La sublime ferocia di un amore impossibile. Mi manca il tuo mancarmi.
La poesia è un po’ come la vita.
Pubblicato: agosto 24, 2014 in UncategorizedTag:Guido, Mazzolini, poesia, scrittori, scrittura
Ondeggi su me come un ricordo antico, un pensiero da nutrire per l’eternità. Arrivi all’improvviso, mi culli come un feto e mi riscaldi. Tutto sembra possibile, anche sciogliere il ghiaccio che da secoli ha incrostato la mia anima ibernata in una sicurezza gelida, come chi resta immobile ma respira tranquillo e sicuro, dormiente in uno sterile letargo. Arrivi all’improvviso e all’improvviso te ne vai senza un apparente motivo, nemmeno una scusa, mi squarci il petto nudo, mi baci e mi strappi il cuore. Davvero questo rito primitivo, come primitivi possono essere i sentimenti e gli istinti, mi sconcerta e mi lascia attonito e stordito; davvero mi è sembrato possibile tutto questo, l’averti incontrato, sfiorato e condiviso, confidando in una pazienza che non hai, in quel sapere attendere e seguire i tempi sincopati del mio sentire, le aritmie della mia anima; così la ruota gira e noi come palle da bigliardo rimbalziamo seguendo traiettorie definite ma incomprensibili.
La musica si strofina come un gatto sulla mia pelle chiara, si sdruce nelle mie ossa, le sbriciola ad una ad una per poi ricomporle; ascolto Chopin, “Notturno in si bemolle minore” e non ho bisogno di altro che quel sapore dolce-amaro già racchiuso in un romanticismo non di maniera ma realmente sentito nel sangue e nella pelle. Mi scivola sopra, mi scuote e mi penetra un brivido quando il senso del vero si palesa come autentico e quasi dogmatico, il modo maggiore che esplode e si inalbera, si erge serico con echi modali nei rapidi arpeggi che sembrano gocce lasciate cadere per caso.
Profuma di amore e di alcove disfatte, di fumo e di fiori.
Rifletto su quanto doloroso possa essere il bisogno di un altro, la voce che urla incessante, la bestia che mi possiede, il demonio che strepita in me. Mi accorgo che la poesia è un po’ come la vita, una mosca catturata in un bicchiere capovolto, che ronza e sbatte contro il vetro senza fermarsi mai.
Languidi cenni
baratri dolci desidero,
ancora amo il tuo esistere
ancora odio
impetuoso e cattivo
il tuo turbare placide acque
senza più vita.
Vattene da notti inquiete
da insani pensieri.
Siamo frutti di opposte stagioni,
immortali amanti
senza pace.
(L’Attimo e l’Essenza)
Inedita di Guido Mazzolini
Pubblicato: agosto 19, 2014 in poesiaTag:Guido, Mazzolini, poesia, scrittori, scrittura
Diventerò pioggia
e laverò il tuo corpo
come acqua che precipita.
Sarò fiume che sgorga copioso
e inonda il tuo sesso di grandine.
Sarò piccolo fiore
che il tempo calpesta
o un petalo rosa
caduto
svilito per strada.
Tempo di ombrato mutamento
si spande il cielo di corallo acceso
vento disteso che soffia
polvere come scintille
nel cielo di ottobre
mentre ingoio sogni
perso nella mia anima smarrita.
(Guido Mazzolini)
Maledetta sfortuna degli uomini, la sfortuna di non essere pronti e di essere così differenti. Oggi il cielo si è tinto di un azzurro che pare irreale. Pensi che pochi minuti prima ti avrebbe ricordato il colore dei suoi occhi, da oggi invece quello sarà per sempre il colore del nulla, del disinganno e del più nero abbandono.
Amore che uccide e dilania, amore che redime e dona la vita.
Amore che a volte ci serve soltanto per parlare d’amore.
(Il Passo del Gambero)
Ringrazio il bisogno di luce e di eterno.
Ringrazio le mani che ho teso e chi mi ha ricevuto.
Ringrazio i miei passi, i piedi stranieri su troppi selciati.
Ringrazio il mio stomaco,
la giovinezza buia e l’ingenua maturità.
Ringrazio il vuoto, l’amore cercato e non corrisposto.
Ringrazio il mio tempo, la fame,
la voglia.
La parola può essere tutto. È “onnipotente” perché si cala nel contesto prescelto e ne assume appieno il colore, come un liquido denso che prende la forma del contenitore nel quale è versato. La parola è malleabile perché non ha profilo; dalla più didascalica alla più prolissa, ogni frase è composta da parole: identico materiale, diverso risultato.
Mi piace analizzare le differenze tra poesia e narrativa partendo da questa semplice constatazione: entrambe sono formate da parole, lo stesso mattone, la stessa materia che, manipolata, può diventare tutto. La materia è neutra, perciò la Pietà di Michelangelo è molto diversa dalla Basilica di San Pietro, eppure entrambe sono fatte di marmo. Questo è il miracolo dell’espressione, questa è la magia dell’arte.
L’intento creativo, la “causa prima” che necessariamente porta a scrivere, è spesso la declinazione del risultato finale. La scrittura di un romanzo presuppone il voler raccontare una storia, la narrazione è la molla che governa l’intero meccanismo. Scrivere una poesia, invece, implora il racconto di un’emozione pura e semplice, senza fronzoli o particolari accessori.
Chi crede nella poesia crede nel “linguaggio dell’inesprimibile” teorizzato dai romantici, crede cioè che le parole siano in primo luogo suoni evocatori e privi di significato oggettivo; in seguito diventano concetti e idee, per questo motivo l’atto poetico permette di palesare ciò che sarebbe impossibile mostrare attraverso altre forme di linguaggio. Ad esempio la parola “acqua”, la pura e semplice parola “acqua”. Qual è il suo significato, quello autentico? È facile intuire che la parola non ha un senso preciso e circostanziato. Essa può evocare un idraulico, un marinaio sul pennone più alto della nave, oppure un assetato, una spiaggia assolata, la riva di un fiume o una donna che partorisce. In ogni frangente la parola “acqua” ha un sapore differente e assume un’altra forma. La parola rappresenta un “significare” e non un “significato”. Ecco perché esiste una parola, “acqua” nel nostro caso, che definirei “narrativa”, quella cioè che potremmo calare in una storia definita, e una parola “poetica” che invece non richiede alcun sostegno. Essa è la somma di tutte le “acque” conosciute e narrate, è quanto di più incerto e vario ci possa essere; è viva e per questo, paradossalmente, non necessita di spiegazioni. È il passaporto della fantasia e della creazione, è la vela prediletta dall’espressione.
Chi scrive un romanzo o un racconto vuole principalmente condivide una storia per cercare di suscitare un emozione. Tutto nasce dalla storia che l’autore reputa interessante, unica e irripetibile. La Storia, la sua Storia. Nella poesia, la parola vuole essere principalmente sensazione da condividere nel preciso racconto di essa. Per questo motivo chi legge un romanzo si pone con fiducia nelle mani dell’autore, certo che la storia raccontata sarà portatrice di sensazioni uniche. E per lo stesso motivo non può esistere una poesia “descrittiva”. Il verso è sempre, per sua natura, “evocativo”, anche quando sembrerebbe palesemente narrante. La lettura di una poesia è un piccolo miracolo nel quale la parola diviene nuda e priva di significati; leggere una poesia riporta il linguaggio alla sua origine di primordiale e pura comunicazione, così simile al graffito primitivo in una caverna, o al geroglifico inciso sulla pietra.
Il poeta non cerca lettori fiduciosi. Al contrario, è il poeta che mette le proprie parole negli occhi e nelle mani degli altri, nelle orecchie e nel cervello di chi sceglierà di leggerle, certo di ricevere in cambio una condivisione piena.
La genesi della poesia prevede inizialmente un’intuizione, romanticamente definita “ispirazione”, un suono che sia chiave per aprire una porta nell’anima, spalancare un cancello chiuso e diventare un seme piantato in un terreno fertile. Dopo l’intuizione iniziale comincia il lavoro della scrittura e non è facile descrivere un’emozione per calarla in un linguaggio comprensibile.
L’atto creativo nasce inizialmente come intuito personale, ma si arroga presto il diritto di divenire universale. Ecco perché uno scrittore scrive e un musicista suona, uno scultore scolpisce e un pittore dipinge. Ognuno pensa che la propria intuizione privata sia condivisibile e possa diventare un pensiero pubblico. Per questo è stato concepito il linguaggio e per questo comunicare è condividere, rendere disponibile, trasformare l’idea da individuale a collettiva.
La parola prima di tutto, onnipotente e universale, come unica genesi del gesto poetico. Qual è il colore dell’allegria? Potrebbe essere il giallo? E il colore delle noia? Il grigio? Perché? E che sapore ha il disincanto? Descrivi tutto ciò, ma senza calarlo in una storia, semplicemente raccontando cosa trovi in quella stanza dopo che ne hai aperto la porta. Solo allora avrai scritto una poesia, solo allora avrai compiuto un gesto poetico e rivoluzionario.
(di Guido Mazzolini. Pubblicato nella rivista letteraria l’Autore)
Nel mosaico delle nostre giornate incastriamo tessere diverse. Sono piccole soddisfazioni quotidiane, stemperate da delusioni di grandezza differente. La delusione ferisce, perché è un dolore che sorge sulle macerie di un desiderio irrealizzato o di una speranza ammazzata. La delusione è inganno allo stato puro, è l’amarezza di averci creduto, è la beffa degli eventi bastardi che avvelenano il cuore. La delusione offende e ti getta addosso una corazza di fatalismo nichilista che può servire a dare un po’ di sollievo, ma che alla lunga isola dal resto del mondo e della vita, quella stessa vita che potrebbe riservarti ancora tanta gioia. E altre delusioni.