Archivio per dicembre, 2015

Ho capito di amarti e di avere bisogno di te. Io grande e grosso, cinico e bastardo, idealista del nulla e poeta di cazzate sublimi. Io come una scatola vuota riempita di te.

“Il passo del gambero” di Guido Mazzolini – Mjm editore

Natura e cultura, due concetti affascinanti. Il primo è apparentemente ovvio, non un’idea costruita, ma la semplice constatazione di ciò che circonda. Apriamo gli occhi e veniamo al mondo, e tutto quello che esiste non ci appartiene e non è stato creato da noi, è come essersi svegliati ospiti in una realtà che già c’era. E questa realtà presenta confini, limiti e caratteristiche ben definite. È innegabile che il fuoco bruci, o che l’acqua bagni, è innegabile l’esistenza delle stagioni o della forza di gravità, è innegabile che un bambino nasca dal ventre di un donna. Quanta natura, quanti confini…
Il concetto di cultura è invece frutto di secoli di vita e di storia dell’uomo e si è evoluto al passo con la crescita della nostra consapevolezza. La cultura è relativa al tempo e persino alla geografia, cambia nel corso del tempo e genera se stessa.
Concetti molto diversi, quindi. Intercambiabili? Temo di no.
Oggi più che mai assistiamo al tentativo di sostituire la natura con la cultura. E si blatera che essere maschio o femmina non è opera della natura ma della cultura e che tramite la consapevolezza data dalla cultura la nostra natura può essere modificata, edulcorata, assemblata in morfologie così paradossali da risultare drammatiche, prima ancora che ridicole. E non esiste il maschio o la femmina, giammai… quella è natura. Esiste l’essere umano che può scegliere quale “genere” rappresentare, e tutto in piena libertà e a beneficio di una ridicola rivendicazione di un falso diritto. E questa è cultura.
Mi viene il sospetto che il tentativo becero di sopprimere il concetto di natura sia una deriva pericolosa di certe ideologie che hanno scardinato l’essere umano dalla propria ontologica verità. È meglio credere di non avere origini e di essere venuti al mondo per caso, liberi totalmente di diventare ciò che il capriccio o la moda del momento suggeriscono. Solo così riusciamo a considerarci frutto del nulla ed è più facile credersi onnipotenti, perché privi di un’origine e privi di una meta. Tristemente onnipotenti, perché chi viene dal nulla è destinato al nulla. E non serve natura, o cultura, per capirlo.