Archivio per gennaio, 2017

Figlia di roccia e fuoco
ruscello di gioia che ride
donna di sensi e passioni
o bambola di porcellana
con gote rosse di bimba
sei spirito scalzo di zingara
zucchero e spezie d’oriente.
Ti ho visto sbocciare prezioso mistero
la tua è una stagione di sole
papaveri e sogni che volano
come larghi aquiloni.
Cavalca la vita
e mai sottomettiti a lei
perché ciò che conta è la meta
e non come navighi il viaggio,
avrai comode scarpe di seta
o camminerai a piedi nudi
su cocci taglienti
ma il porto d’arrivo è lo stesso
ed io resterò ad aspettarti
vestito di luce e futuro
o come un povero vecchio ricordo.
Ti amo di baci e pensieri
come onda di fiume pulito
come candido fiore sulla riva di un fosso,
ti amo come pioggia estiva
un desiderio notturno
come un’ombra di luna bagnata
che cura le notti di pianto.
Entro nella tua vita giovane
sono il ramo d’acacia che batte sul vetro
e ancora ti tengo la mano,
rimani soltanto per sette stagioni
qui c’è una buia finestra
una vecchia poltrona
una coperta sgualcita che avvolge
le mie troppe parole di padre.

Guido Mazzolini

I ricordi pesanti occupano il cervello e scendono in fretta fino alla gola, intasano le arterie e arrivano al cuore. È la voce sommessa di chi non c’è, di chi è andato, partito, finito. È un luogo ormai chiuso, uno spiazzo di cielo bruciato. Ma ne valeva davvero la pena? Pesa quell’allegria che ora paghiamo con il rimpianto. Era meglio parlare, urlare, dire quello che pensavamo tutto d’un fiato, quando il tempo scorreva liscio e i minuti erano preziosi. Ma quante stanze abbiamo chiuso, quanti ricordi imprigionati, serrati. Meglio la rabbia, oppure meglio essere grati per quel tempo di gioia che non c’è più?

Guido Mazzolini

Quanto stridente suona la voce tua
che un tempo fu malia di marinai,
quanto gelide le dita che colsero ieri
le mie parole dalla lingua come rose
accarezzando la fronte con gesto di madre
e sfiorandomi le palpebre come sonno leggero.
Quanto appare artefatto ai miei occhi
il sorriso di ghiaccio e tempesta
dono velenoso che ancora mi porgi
divoratrice di sogni, tu che oscurasti le stelle
smorzando il fragore del canto
tu dissonante armonia di sapienza, corrotta
farfalla che serpe diviene maledicendo la vita
e muta le squame e avvolge più strette le spire,
concentrici accenti di una freschezza smarrita.

Guido Mazzolini

Mi arrendo, amore mio. Alzo le braccia al cielo. So che mi stai parlando, a modo tuo, nel silenzio. So che mi stai dicendo di farmene una ragione. Mi stai dicendo che la tua non è più vita, ma solo un’apparenza crudele. Non è facile capire. Ancora adesso vorrei tenerti, afferrarti, impedirti di volare. Scusami, amore mio. Perdona l’egoismo di una donna che non credeva possibile amare e soffrire così tanto. Perdona la speranza cieca di chi aspettava il tuo ritorno. Sei libero, ovunque tu sia. Lascia questo mondo e non avere rimpianti. Non so dove andrai, ma il tuo ricordo resterà nel mio cuore. Ti custodirò gelosamente. Sarai con me, sempre. Ti vedrò in ogni istante delle mie giornate, nello sguardo curioso di nostro figlio. Dovrò soltanto chiudere gli occhi e ci sarai. Nel silenzio, perché il silenzio è l’unico linguaggio dell’amore.

La ragione degli alberi di Guido Mazzolini

Cammini e ti senti addosso una strana malinconia. Dolce, spessa, qualcosa che avvolge come una fascia. Ti stringi al tuo corpo come per abbracciarlo e cerchi di non pensarci. E lo sai il motivo. Hai bisogno d’amore, di fuoco sotto la cenere, di una tempesta nel cuore.

Guido Mazzolini

I particolari ci catturano, le luci più fioche che non bruciano, i sussurri che non disturbano, i colori tenui che non danno fastidio agli occhi. Le piccole cose.
Certe piccole cose sono miracoli che mai dimenticheremo.

Guido Mazzolini