Archivio per luglio, 2018

Cominciai a parlare senza fermarmi, battute, sciocchezze, luoghi comuni. Mi assalì il pensiero che la vita fosse volata anche per lei, correndo in avanti. Pensai alla nostra Venezia e a una finestra che gettava lo sguardo sul campanile di San Marco. Quanta realtà vissuta, quante strade percorse. La guardai come si guarda un ricordo lontano, con la stessa dolcezza e con lo stesso dolore. Era una donna di trent’anni che sfidava la vita a testa alta. Lo sguardo appariva più adulto e il naso più affilato, il sorriso era rimasto lo stesso, un abisso di labbra rosse e carnose. Più bella di allora, il tempo ne aveva migliorato i lineamenti, davanti a me vedevo una donna che aveva risolto ogni dubbio, un germoglio sbocciato e trasformato in albero maestoso.

Un celeste divenire (Guido Mazzolini)

Solamente imprecise
traiettorie di ali
congiunsero ai miei passi
di tenebroso Erebo
terra e aria per sempre.

Nel gelido avanzare
di un tempo accurato
immane il cielo sparve
abbracciando frontiere
e vuote speranze.

Figlio di troppe madri
mai più getterò sguardi
al di là del presente
non fisserò lontano
mai più oltre la sera.

Guido Mazzolini

Ricominciai a soffrire d’insonnia. Fissavo il soffitto e lasciavo scorrere processioni di immagini davanti agli occhi, fino a che diventavano così lontane da percepirne solo i contorni. Restavo immobile e ascoltavo il mio respiro amplificato dal silenzio. Patrizia dormiva accanto a me, la sua nudità mi sembrava uno sconcio prodigio. La pelle calda, un bozzolo palpitante attorno a una vita più piccola, un corpo che ne conteneva un altro. Scostavo i capelli e le accarezzavo una guancia, scivolavo lungo l’incavo del collo. Percepivo la giugulare pulsare di esistenza, strisciavo sulla pelle liscia della spalla, sfioravo i seni e contavo le costole, attraversavo la pianura dello stomaco e il pozzo breve dell’ombelico. Mi attardavo sul ventre, tracciando una linea retta tra le punte sporgenti del bacino. Pensavo che sotto quel solco immaginario dormisse mio figlio.

Mi piace questo libro perché parla d’amore. E l’amore, si sa, “move il sole e l’altre stelle”

Il romanzo di Guido Mazzolini “Un celeste divenire” lo puoi trovare qui

 

Di notte t’immagino sveglia, seduta sul letto. In silenzio mi ascolti dormire, osservi il mio collo, i capelli, le orecchie, la schiena di latte e il respiro che ondeggia. Ascolti il sussurro di un sogno, di un sollievo liberato che rotola. Chissà a cosa pensi, al rumore del mondo, ai rimorsi, o forse a qualcosa di molto più semplice, a una goccia che cade o a una foglia portata dal vento. Di notte è meglio inseguire un pensiero semplice e breve, perché nel silenzio tutto si amplifica. Mi osservi e non sai che nel mio sonno è celato un segreto. Dormo e ti sogno, sono dietro di te che mi guardi e osservo il tuo gomito, il mento, il riflesso di luce che sfiora una tempia. Il resto di noi è soltanto un’ipotesi scarna, troppo spesso celata nella realtà. Ma io so che ogni nostro fuggire diventa un rincorrersi. Ogni nostra bruttezza, abbracciata, diventa incredibile e bella.

Guido Mazzolini

Torna al buio del silenzio
cercatore di nulla
affama il desiderio
disperdi suoni e voci.

Non perdonare mai
l’oblio del disaccordo
la grigia indifferenza
l’insolita finzione.

Solo mia
rimane l’impronta
di miracolo e di sabbia.

Guido Mazzolini

Ti guarderei con più attenzione
senza la fretta del rapitore,
con fragile ingenuità
mentre raccogli stelle
distesa sul mare nostro di papaveri
dove affondano i sogni
nel ventre della notte
e poserei le mani stanche
sui tuoi fianchi d’alabastro
con la delicatezza cieca
di chi sfiora un monile prezioso.
Osserverei attentamente
le ombre che disegna
la luna sul tuo viso
cercherei di conoscerle
una dopo l’altra
e apprezzerei il tuo odore
quell’impronta lieve di fiori
abbandonati in un cassetto.
Appoggerei l’orecchio sulla gola
per udire il tuo respiro,
il gesto delle labbra quando preghi
e quello delle dita quando godi.

Guido Mazzolini

Mi consola pensare che da qualche parte dell’universo due uguali a noi continueranno ad amarsi, diventeranno vecchi insieme, vicini, un’anima sull’altra, come le pietre sul letto di un torrente

Guido Mazzolini

Il filo rosso che sostiene il testo dalla prima all’ultima pagina è l’attendersi, il volersi davvero, il desiderarsi veri e luccicanti come scintille di un falò per appartenersi al di là di ogni pregiudizio o convenzione. È questo il desiderio più grande di Cosimo e Claudia, protagonisti del romanzo. E la casualità di un incontro che s’impone nel diverso svolgere della vita, conduce i protagonisti verso dimensioni divise e lontane, fautori di propri orizzonti e sorretti dall’istinto di essere uno per l’altro. Cosimo e Claudia incarnano le due opposte facce di una stessa umanità. Insieme hanno imparato l’amore, disegnandone i dettagli e conservandolo in un luogo inaccessibile e senza possibilità di redenzione. Il loro è un viaggio sezionato quasi chirurgicamente che scandisce le stagioni mutevoli della vita, dalla giovinezza alla maturità, scolpite in un crescendo che sembra stordire.
La storia di “un celeste divenire” si evolve nella rincorsa di un tempo che fugge, ingoiando energia e amore, ma nonostante tutto riecheggia di speranza e suona audace e violentemente malinconica. Il romanzo è anche un multi-luogo suggestivo, che dipinge una Cremona nostalgica, una Milano sfavillante e una Venezia decadente e surreale. È una geografia narrativa che sottolinea l’evoluzione un sentimento svelandone la luce e l’ombra, il canto e il fragore.
È un’affascinante narrazione che cattura il lettore e lo conduce in un viaggio che purifica. È il racconto di un’eroica normalità che trasforma i protagonisti in personaggi di battaglie epiche e ci risveglia lasciandoci negli occhi solo qualche frammento di sogno. E in fondo il senso della vita comprende anche la fatica più pura dell’esistenza, quella che lascia attoniti nello scoprirsi uomini capaci d’amore, chiamati e voluti per ricalcare un disegno del quale possiamo soltanto intuirne i tratteggi.

Lo trovi qui