La pelle tua, scuro sarcofago
m’accolse tra pieghe di sale
profumate d’incenso
nel soffio di un brumoso inverno
sferzando violenti uragani
su noi carnevali di gioia fittizia,
insulsa allegria che non dura
e luce che più non profuma di eterno.
Le mani tue strinsero un laccio
all’orlo del mio non amore
divennero stanche falene
che frullano ali d’argento
rincorse tra nubi nel cielo
parole, rabbiosa menzogna
o la solitudine di un giorno piovoso.
Sfiorasti l’ingresso dell’antro più scuro
ad occhi bendati, accosciata alla porta
davanti a un cancello già aperto
che tu non varcasti
per domandare il mio nome
e chiedere un dono al silenzio.
Si spegne la fiamma, si buca l’arcobaleno
ti stendi, sgranando un rosario di colpe
lontano da me, dalle mie nude mani.
Guido Mazzolini