Arrivati in stazione ci salutammo come due ombre sfiorate, con la paura che di noi sarebbe rimasta soltanto un’ipotesi. Appoggiò le labbra sulle mie, lasciando l’impronta di un bacio.
«Ciao Cosimo. Scusa la fretta, ma non amo gli addii.»
Sorrisi a stento.
«Infatti non è un addio. Ci vedremo presto.»
«Chissà.»
Restò sul marciapiede. La vidi attraverso il finestrino, appoggiai la mano sul vetro e Claudia allungò un braccio per sfiorarla. Io e lei, così vicini eppure inarrivabili, divisi da una lama trasparente e impenetrabile. E forse era quello il fotogramma che più rappresentava lo strazio della nostra storia, la consapevolezza di appartenersi e di non potersi avere. Il treno si mosse, sul finestrino restò l’impronta del palmo e delle dita. La guardai svanire come un ricordo agonizzante.
Guido Mazzolini (dal romanzo Un Celeste Divenire)