Archivio per dicembre, 2018

AUGURI

Pubblicato: dicembre 31, 2018 in Uncategorized

A voi tutti, tanti cari auguri per un anno nuovo, e che sia fantastico e ricco di novità e regali. Grazie a tutti quelli che hanno seguito questo blog, nato per far conoscere le parole e l’anima di uno scrittore che amiamo alla follia.

BUON    2 0 1 9

BUON ANNO!!!!!!

Elena & Paola

Ancora una volta faccio mie queste riflessioni, e auguro a tutti Voi un BUON NATALE!!!!!!!

C’è il Natale del mondo, quello fatto di luci e panettoni, quello dei buoni sentimenti confezionati ad arte e dei regali sotto l’albero, il Natale di un vecchio ciccione vestito di rosso e di una slitta trainata dalle renne. C’è il Natale delle corse e rincorse agli sconti e alle buone occasioni, il Natale dei centri commerciali, della televisione e del “A Natale puoi…”. Il Natale dei “Jingle bells”, delle abbuffate e della neve di polistirolo.
C’è il Natale del multiculturalismo imbecille che vorrebbe togliere di mezzo il presepio, Gesù bambino e il significato stesso di ciò che si vuole festeggiare. È il Natale buonista che in nome del rispetto non rispetta il vero protagonista, e si pensa a un’accoglienza ipocrita, a un compleanno senza il festeggiato.
C’è il Natale di chi non ne vedrà un altro, e penso al mio e all’ultimo di mio padre, ai suoi occhi che già guardavano oltre, ai nostri volti tristi, alle sue mani arrese. E quanta verità nei suoi ultimi giorni, quanta Vita in quella morte.
Tutti i nostri Natali, e ogni Natale che ancora verrà. Il Natale che abbiamo sognato, sperato, atteso, voluto. Il Natale che ogni anno sembra splendere un po’ meno.
Poi c’è il Natale di 2018 anni fa, quando a Betlemme il Verbo si fece carne, e Dio si vestì dei poveri panni degli uomini, dalla fragilità di un bambino alla morte di un condannato alla croce. Perché, meglio non dimenticarlo, il Natale è l’evento che ha cambiato la storia dell’umanità. È la festa della cristianità, e si festeggia la nascita di Dio fatto uomo, l’incarnazione del Tutto nel nulla. Nient’altro. Il resto sono inutili accessori, piacevoli, folcloristici, ma niente di più.
A te, a me, a noi. Qualunque sia il nostro Natale.
Tanti auguri.

Abbandonare è facile. È veloce e indolore, un istinto sottile che risiede nel fondo dell’anima, abita l’angolo più buio, quello indipendente dalla coscienza. Si abbandona ciò che non serve più, per noia o per difetto. Si abbandona quello che reputiamo inutile e lo facciamo senza pensarci troppo, con un’alzata di spalle e lo sguardo che cambia direzione e scivola verso panorami nuovi. Nuove sensazioni e stimoli, in fretta si abbandonano idee considerate antiche, pensando che il nuovo sia sempre meglio. È l’epoca del giovanilismo a oltranza, oggi conta la performance e la forma, interessa lo sforzo breve e intenso. È l’epoca del minimo rendimento, e vogliamo tutto e lo vogliamo subito. È l’inganno del “qui e ora”, di un presente sempre pronto ad accogliere un futuro troppo remoto e a dare un calcio al passato. E si butta ciò che è vecchio, ideali e persone.
Siamo disposti a tutto, anche ad abbandonare noi stessi, a gettare via l’uomo di ieri in attesa di un altro migliore che dovrebbe arrivare domani. E che mai arriverà.

Guido Mazzolini

Il ritratto di Dorian Gray mi teneva compagnia da qualche giorno. Amavo l’eroismo malinconico che traspariva dalle pagine e un po’ mi sentivo il personaggio del romanzo, decadente e magro, troppo bello, triste e fasullo. Anche la mia vera natura si trovava nascosta dove nessuno poteva vederla. Invecchiava nell’ombra e portava i segni di un annientamento celato, come un cadavere silenzioso. L’immagine che offrivo agli altri era quella di un uomo sereno, appagato dalla musica, dall’insegnamento, dal rapporto stabile con Patrizia, quell’amore senile nato già vecchio. Ma non ero io. La mia vera essenza appassiva in soffitta come il ritratto di Dorian. Fino a quel giorno avevo mascherato ciò che ero, nascondendolo nel buio e mostrando il lato di me più mansueto e infelice.

Il romanzo “Un celeste divenire” di Guido Mazzolini lo trovi qui

Mentre nasce il desiderio
esplicito che squilla
la luce d’alba all’orizzonte
invoca un tiepido stupore
come scintilla nella notte
di vita un bisogno rinnovato
e chiama sconosciute voci
nel trafugare rapido e sottile.
Io vesto la mia nave di colorate vele
con essa sfiderò tempeste
a petto nudo invincibili marosi
finché qualcuno sarà porto
e mi ripaghi di un approdo certo
che io possa narrargli
di terre sconosciute
di gigli e sangue,
cieli ed aquiloni.
Il canto mio non è che questa
commistione di segrete passioni,
di turbini violenti che innalzano
torri sbilenche su macerie d’oro
e mi divorano gli occhi
come un ricordo vivido.
La voce stride, si contorce
contraffatta dal bisogno
è di me l’ombra allungata,
la mano che rapina l’orizzonte.
Colorati arcobaleni
implodono una sola meraviglia
e tracciano la strada del ritorno,
perciò la mia parola
è chiodo acuminato
essa trafigge una colomba morta
è cibo che non sfama
ferma pozza d’acqua nel deserto
è un urlo di dolore e rabbia
un gemito notturno, lontanissimo
d’amore e di dolcezza.

Guido Mazzolini