Archivio per giugno, 2019

Mani di galera, di espedienti,
smarrite nella maturità di una stagione
queste mani che avvolgi d’allegrezza
e sfiori e stringi, nel tempo mio di vetro e sabbia
la tua bellezza inquieta
di sangue sparso e rose.

Guido Mazzolini

Li vedi passeggiare stanchi, fissare un punto indefinito, gli occhi bassi e arresi. Vecchi sulle panchine e sguardi che si perdono lontano, annusano il vento aspettando un ricordo alla porta degli occhi, un piccolo segno, un gesto, una parola di tanto tempo fa. Un sogno da tenersi stretto quando il tempo sembra non passare, e ne è già passato troppo. Pochi capelli come cotone sfilato, pensieri scomposti e occhi lucidi, occhiali calati sul naso per leggere un giornale, e il tempo che goccia, e tanti giorni alle spalle.
Vecchi con la tosse e respiri che s’affannano, labbra scure e occhi arrossati, guardano il cielo e forse cambia il tempo, restano in attesa di un’alba, di un giorno qualunque, sempre in attesa di un’attesa più breve. E il tempo è un regalo prezioso, e il giorno che arriva un dono che sembra immeritato. Piedi abusivi sul suolo del mondo, vecchi ormai abbandonati, poveri corpi in cerca di un contatto e di una mano da stringere. Vecchi all’osteria a seminare ricordi, librerie di sapere nascoste nello sguardo, esperienza di vita vissuta e masticata. Vecchie mani callose di contadini, schiene curve dal peso di un lavoro duro, terra coltivata a braccia, scura e disossata dal tempo.
Corpi passati, anime future. E quanti bambini nascosti nel corpo di un vecchio. Te ne accorgi da un sprazzo di luce che illumina gli occhi, dalla passione nel raccontare un ricordo, oppure dal sorriso che stentano, lo stesso di chi percepisce un’eternità accennata. Ossa che scricchiolano, anime controluce nel riflesso dei giorni, in mano le mani che tremano, mani che hanno lasciato l’impronta nei giorni.

Guido Mazzolini