Archivio per Maggio, 2021

Che malinconia lo spettacolo del circo, il clown con il volto bianco e la lacrima dipinta sulla guancia, la donna più grassa del mondo, i nani che saltellano e ridono. E i funamboli, impeccabili sul filo, l’equilibrio precario e l’ondeggiare delle braccia. E Il mago che estrae un coniglio dal cappello e il pubblico che applaude. E “Venghino venghino signori, vedrete cose che nessun uomo ha mai visto prima!
Che malinconia lo spettacolo del circo.
Una vita trascorsa mostrando ciò che non si è.
Una vita trascorsa nel tentativo di stupire, dimenticando la gioia di stupirsi.

Guido Mazzolini

Grida che sono io, che sono tutto per te
non destarti domani con dubbi da indossare
o preconcetti da scovare
perché non è possibile vestire di dolore
quel soffio che c’è stato,
che piano hai trasformato in vento forte
a scuotere l’immagine di noi.
Grida che ancora puoi sederti al posto mio
riconoscerne l’odore, aprire le tue ali
sfilare le mie scarpe di alcove dozzinali
ed essere il mio miele.
Grida che sei mare, spalanca le mie vele
serra le mie gambe tra le tue
e nutriti di me.
Grida che mi vuoi, gridalo anche se
non ti potrò sentire dal posto dove vivo
dal quale recidivo io chiamerò il tuo nome
graffiandomi la faccia.
Grida tra le pieghe di un sogno che già allaccia
il tuo destino uguale
io che sono bambino tra quelle dita rosse
sotto la pelle mia
che se soltanto fosse l’ombra dell’irreale
tu non andresti via.

Guido Mazzolini

Per niente al mondo, non rinunciare allo stupore.

Guido Mazzolini

I sentimenti sono boati silenziosi che si espandono, avviando meccanismi imperscrutabili che obbligano a uscire da te stesso per diventare altro. Aggrediscono senza darti il tempo per riflettere, può succedere in automobile, oppure sul divano mentre leggi un libro. Il sentimento si sdraia sotto di te e si impadronisce di tutto, non c’è un solo atomo libero, monta chiuso dentro te stesso, nel buio profondo dell’inconsapevolezza. Avanza, striscia e s’innalza, cerca il percorso più breve ed efficace. Fluisce dalle caviglie e sale lungo i polpacci, striscia nello stomaco con il sibilo di un rettile. Soccombi e chiudi gli occhi, li riapri e sei differente, precipitato nell’abisso di un’esplodente vittoria, qualcosa feroce che fa tremare l’universo.

Guido Mazzolini

La passione divora attimi che nemmeno immagini. Ti accanisci, fremi per raggiungere quel brivido di pochi istanti, e lo fai con grande furore e un senso strisciante di angoscia.
Così. Rimani disteso e sfinito, appallottolato come un foglio di carta, un appunto che non serve più. Ti attraversa un pensiero come un sospetto: che quell’attimo di gioia, in fondo, sia davvero simile alla morte.

Guido Mazzolini

Io c’ero quando Tancredi uccise Clorinda, quando Dante e Virgilio visitarono l’inferno. C’ero quando Renzo sposò Lucia, quando il capitano Nemo arrivò al Polo Sud, quando Achab sfidò la balena. C’ero quando Santiago catturò il marlin, quando Timoteo baciò Italia.
Nelle loro, e in mille altre vite. Io c’ero.
Io leggo.

Guido Mazzolini

Dimenticare tutto e seppellire il tempo, quel rincorrersi pazzo di desideri e sogni, una pietra al collo del ricordo e in fondo al mare. E cosa siamo stati? Immagini sul muro, anime, scintille, sudore e pelle? E cosa cercavamo? Un nuovo paradiso, un memorabile futuro, quel tutto già perduto in una dimensione precedente di esistenza?
Non basta il tempo perso e bruciato di passione, il rincorrersi cercando l’occasione di un presente luminoso, sangue nel sangue e brividi lungo le ossa, due per diventare uno, qualcosa perfetto e innominabile che avrebbe ingoiato il destino e fatto tremare gli dei? Nonostante tutto rimane un pizzico di magia negli incontri, potrebbe sembrare un’intollerabile verità, ma spesso tutto appare ordinato meticolosamente da un destino che danza e ci accomuna. Succede in un battito di tempo, è un accarezzarsi di passaggio che lascia prigionieri di un attimo regalato all’eternità, un incrocio di pensieri e anime. Ti accorgi che il corpo è un accessorio, un’interfaccia necessaria alla realtà, altrimenti di noi resterebbero soltanto due piccoli soli nel buio, due paradisi in miniatura, due immagini in una, unite e lontanissime. È l’incrocio del tempo e di vite lontane che si uniscono, non importa fino a quando, può essere un’ora o una vita passata a sondarci il cuore. Completi, assoluti, riconoscendo il medesimo odore, qualcosa che inebria e spaventa. Nubi, cieli, e non basta il paradiso, e al diavolo gli occhi, i capelli, la smorfia delle labbra, al diavolo la pelle e il tuo sorriso. Al diavolo quell’angelo che sei.

Guido Mazzolini

Lascio questa città inquieta
nel divenire di un’alba metallica
rosso corallo e sangue
sparso all’orizzonte.
La strada non chiede risposte,
offre soltanto le sue cosce schiuse
gelido rifugio per poveri passi
che portano via la tristezza
e lavano il volto di nuovo.
C’è un viola acceso nel cielo,
è questa la mia casa
il viaggio è il mio paese
e lascio una realtà che non mi trova,
un cenno che più non chiede il mio nome.
Io t’appartengo Vita, decifrata
dagli occhi ciechi del mio tempo,
trattenuta dalle calde mani della notte
da questo desiderio di partire
abbandonare il conosciuto e certo
per ritrovarsi vivo e liberato
sazio di fame buona
sudato, impolverato e puro.

Guido Mazzolini

Sei l’acuto angolo di un gomito
l’incavo netto sulla tua guancia destra
il profilo di mosaico bizantino,
frulli dita affusolate
mentre ridi d’argento
e sei cattedrale di arcobaleni
oltre un temporale estivo.
Sfiori il mio fianco
salutandomi l’affanno
con schizzi vermigli di una tela spenta.
Striscio come una serpe
mi accomodo in te
per distrarre l’allegria
vestirmi del tuo odore
divenire strazio, il più recondito
dolore, la ruga nascosta
nella piega di un ginocchio.
Vorrei essere ferita che mai guarirà,
una lieve screpolatura
rossa di sangue rosso
sulle tue labbra sottili e maliziose.

Guido Mazzolini

Chiusi la telefonata, presi una bottiglia di vino e riempii un bicchiere. Ne assaporai lentamente il gusto acidulo, a occhi chiusi, seduto in poltrona. Patrizia era rientrata da poco. Come sempre mi raccontò gli avvenimenti della giornata. La osservai di striscio, era bella e inconsistente. Ascoltavo, ma la sua voce arrivava da lontano, era un suono smorzato che percepivo appena. Pensavo a Claudia e a ciò che il tempo aveva tentato di portarmi via, seppellendolo sotto tonnellate di normalità. Invano.

Guido Mazzolini