Dimenticare tutto e seppellire il tempo, quel rincorrersi pazzo di desideri e sogni, una pietra al collo del ricordo e in fondo al mare. E cosa siamo stati? Immagini sul muro, anime, scintille, sudore e pelle? E cosa cercavamo? Un nuovo paradiso, un memorabile futuro, quel tutto già perduto in una dimensione precedente di esistenza?
Non basta il tempo perso e bruciato di passione, il rincorrersi cercando l’occasione di un presente luminoso, sangue nel sangue e brividi lungo le ossa, due per diventare uno, qualcosa perfetto e innominabile che avrebbe ingoiato il destino e fatto tremare gli dei? Nonostante tutto rimane un pizzico di magia negli incontri, potrebbe sembrare un’intollerabile verità, ma spesso tutto appare ordinato meticolosamente da un destino che danza e ci accomuna. Succede in un battito di tempo, è un accarezzarsi di passaggio che lascia prigionieri di un attimo regalato all’eternità, un incrocio di pensieri e anime. Ti accorgi che il corpo è un accessorio, un’interfaccia necessaria alla realtà, altrimenti di noi resterebbero soltanto due piccoli soli nel buio, due paradisi in miniatura, due immagini in una, unite e lontanissime. È l’incrocio del tempo e di vite lontane che si uniscono, non importa fino a quando, può essere un’ora o una vita passata a sondarci il cuore. Completi, assoluti, riconoscendo il medesimo odore, qualcosa che inebria e spaventa. Nubi, cieli, e non basta il paradiso, e al diavolo gli occhi, i capelli, la smorfia delle labbra, al diavolo la pelle e il tuo sorriso. Al diavolo quell’angelo che sei.
Guido Mazzolini