Archivio per luglio, 2021

Non giocare con i rimpianti. Quando pensi di saperli gestire, quando pensi di poterne ascoltare il sussurro, ecco che il pensiero si avvolge e diviene spire di serpe che stringono e sibilano. Rimpiangi le azioni e le omissioni, le parole di rabbia e i silenzi di resa. Rimpiangi ciò che saresti stato. Rivivi un passato sepolto e con lo sguardo di oggi sapresti cosa fare. Faresti meglio o non faresti affatto, allontaneresti gli errori, agiresti puntando altri traguardi. Quante ipotesi azzoppate, universi paralleli che possiamo visitare soltanto in sogno, immaginando un tempo che avrebbe dovuto trascorrere diversamente. Non fidarti dei rimpianti, non utilizzare il passato per coltivare un presente doloroso, pensando a quello che avresti potuto fare e non hai fatto. Non guardare al rimpianto come a un’occasione perduta. Piuttosto impara dal passato. Osserva gli errori, le parole sbagliate e le azioni affrettate. Nulla è sprecato se diventa occasione per imparare, per conoscere se stessi e vivere un presente consapevole, privo della paura di quello che avrebbe potuto essere e non è stato.

Guido Mazzolini

Eccomi, solo dinanzi al mare. L’acqua è una distesa senza confine, c’è un bagliore pirotecnico di stelle che frastaglia un cielo terso, pulito come fosse nuovo, tinto di un azzurro impalpabile. È il cielo che ho sempre sognato, il posto migliore per volare e per essere libero. Sulla terra tutto ciò non è possibile, tesoro mio, quaggiù chiudo gli occhi e tento goffi balzi di pensiero che a volte mi lasciano esausto, ma nel cielo posso aprire le braccia e lasciarmi portare dal vento. E il cielo diventerà la mia tana. Sarò sempre con te, Sofia, volerò in alto e planerò adagio sui tuoi pensieri, come fanno i gabbiani vicinissimi al pelo dell’a

Guido Mazzolini

Il morso di una bianca percezione
rilava il viso di candore
lasciando una ferita tra le labbra,
rosa certezza di battaglia vinta.
Scivola il miele di memoria densa
che tutto lega al tempo già smarrito,
recuperato dall’affanno
di rivedermi in sogno che sorvolo
lei che agita il ventre
simmetrico di gioia
come in oriente danzano
farfalle colorate di tramonti,
come i passi del pellegrino,
come una rete colma di pesce
che s’agita vano e attende e muore.
Io mi domando
in quale abisso di pensieri,
in quale estasi tenerti
con cura e con perizia
in attesa del ricordo.

Guido Mazzolini

Scrivo poesie perché non serve a niente, mi piace il gesto vano e la minuziosa perdita di un tempo regalato inutilmente, l’arrendersi nel ricordo vago concesso come dono, come un gioiello prezioso da conservare in eterno.
Scrivo poesie e stupito le guardo nascere come gemme in primavera, come briciole di un sogno nitido al risveglio. Le sento crescere dentro come un’idea di espressione, sono piccoli suoni di una parola vera, di un verbo autentico che potrebbe essere unico e invece rappresenta il sentire di una moltitudine indefinita, dal primo vagito perso nella notte del tempo fino all’ultimo respiro del mondo, perché l’uomo non è soltanto somma delle proprie personali esperienze ma anche e soprattutto insieme dei sogni e desideri più intimi e quelli sono comuni a tutta l’umanità.
Scrivo poesie perché mi rappresentano, sono tanti me stesso calati in dimensioni nuove e apparentemente irraggiungibili, tolgono le maschere e il fango che incrosta i miei occhi; sono proiezioni di un Io diverso e inaspettato, alla stesso tempo simile e differente, comparsa o protagonista assoluto di una storia.
Scrivo poesie perché non posso farne a meno, è una condanna severa giustamente inflitta e un delizioso stillicidio di pena; è l’irrinunciabile bisogno di alzare bianche vele, l’istinto benedetto di Ulisse o il maledetto desiderio di salpare verso terre sconosciute.
Scrivo poesie come sola giustificazione al mio malessere, alla parte più scura di me che non accolgo e detesto, all’ombra che spegne il sole caldo, al sale di lacrime amare e all’urlo di rabbia e di bestia ferita.
Scrivo poesie per non scriverne più, ogni volta come fosse l’ultima occasione, perché ogni strada porta a direzioni affascinanti ed insondabili ma quanto è difficile dimenticare la prudenza meschina o l’umana convenienza del sopravvivere quieto tracciando un passo in più nel futuro ed uno in meno nel tempo concesso.
Scrivo poesie per te che stai leggendo ora, lettore senza nome e sconosciuto amico. Le scrivo perché sono vivo, respiro, penso e credo; perché la Vita è la perfetta poesia, la più splendente e disperata, è quella ancora da cantare, quella che mai scriverò.

(Suoni)

Guido Mazzolini

“Non programmare il futuro,
non scrivere piani di conquista o di resa.
Le cose migliori accadono all’improvviso.
Le cose migliori accadono e basta.”

Guido Mazzolini

Sai, dicono che gli essere umani vennero creati totalmente senza sesso. Un unico essere completo, maschio e femmina in un corpo solo, come certi organismi ermafroditi dei documentari di Piero. Furono gli dei invidiosi a dividerli e da allora ognuno è alla ricerca della propria metà, della parte perduta. Una sola per ognuno di noi. Io la mia non la immagino affatto. Non voglio. Potrebbe essere alta e bionda o bassa e scura. Vecchia, giovane, grassa o magra. Non è importante. L’esterno non conta e neppure il cervello. Basta che mi voglia bene. Che mi voglia per sempre.

(Confessioni di un pudico) Guido Mazzolini