Archivio per agosto, 2021

Dal buio emerse il contorno di una donna dal trucco appariscente, tacchi alti e una folta chioma rossa che le copriva la fronte, scendendo fino agli occhi. Lo sguardo era triste, marcato da un mascara scuro. Mi chiese se stessi cercando compagnia. Disse di chiamarsi Greta. Spigolosa e magra, camminava trascinando un poco la gamba destra e abitava in un monolocale nel vicolo accanto.
Si prese cura della mia pelle stanca e delle mie vecchie ossa di combattente. Mi sdraiò in un letto sudicio dentro il quale avevano sospirato migliaia di uomini prima di me. Percepii il sudore che impregnava il materasso, le secrezioni disperate di amori erranti. Vidi i nostri corpi riflessi nello specchio appeso alla parete, erano immagini che fluttuavano come ombre in un purgatorio fumoso.
Odore di muffa, ragnatele negli angoli e polvere, un quadro appeso che raffigurava una spiaggia tropicale con tante palme e onde azzurre, una vecchia chitarra senza corde appoggiata al muro. Mi tolse le scarpe, mi spogliò con lentezza e piegò i vestiti appoggiandoli sopra una seggiola. Si spogliò anche lei, aveva la pelle lucida e i seni gonfi, un cherubino malamente tatuato sulla spalla e uno sguardo bastonato. Sotto l’ombelico vidi una cicatrice orizzontale, netta e biancastra. Pensai a un parto cesareo, immaginai quella creatura disgraziata e la vidi calpestare il mondo lasciando piccole impronte. Annusai un’umanità disperata e mi sembrò quanto di più pornografico avessi visto, una fossa nel fango scavata a mani nude, un’indecenza che faceva male al pensiero.
Le chiesi di sdraiarsi accanto a me. Ubbidì. Mi tenne da dietro, il braccio destro avvolto al mio torace. Chiusi gli occhi in quella tana sporca, caddi in un sonno neutro e senza sogni, privo di rumori e così simile alla morte. Mi svegliai poche ore dopo, alle prime luci dell’alba. Greta mi guardava, stupita. La pagai, cercò di baciarmi, si mise in ginocchio davanti a me e aprì la bocca, cercò di guadagnare quel denaro che appoggiai sul cuscino dopo essermi rivestito. Le dissi che andava bene così. E in fondo era vero, non avevo bisogno di altro. Greta svolse egregiamente il suo compito. Vegliò il mio sonno, come una vecchia madre al capezzale del figlio debosciato.

dal romanzo Un celeste divenire di Guido Mazzolini

In te è racchiusa l’anima del mondo
una purezza algida
e basterebbe un soffio
una parola appena sussurrata
per macerare il tuo sorriso
in un bicchiere di malinconia.

Guido Mazzolini

Bambini che nascono, crescono, diventano giovani, adulti. Diventano vecchi e ritornano bambini. La vita è questa parabola precisa, che nella sua evoluzione naturale riporta tutti indietro. Perdono i capelli e i denti, parlano un linguaggio sconosciuto e guardano altrove, i vecchi e i bambini si assomigliano. E il mistero più grande è pensare che la vita ci riporta al punto di partenza. Arrivo, partenza, la stessa stazione. In fondo tutti ritorniamo da dove siamo venuti. 

Guido Mazzolini  

Buona domenica! Elena

Mi chiedi cosa sia rivoluzione
e non ti accorgi di quei pugni chiusi
serrati come morse
dei denti stretti
della disperazione di un popolo che ha fame,
così tanto impegnato come sei
nel seminar democrazie perfette
dispensando pace a colpi precisi di mortaio
armato di coltelli e spade.

Mi chiedi cosa sia rivoluzione
e non ti accorgi dello sguardo vuoto
di un uomo che attraversa la tua strada,
non sarai mai il nero che barcolla scalzo
ubriaco e minaccioso,
la giovane ragazza
che vende a poco prezzo il suo sorriso
ombrato di dolore e rabbia,
il figlio di un deserto d’Africa
vestito d’ossa e mosche,
il barbaro straniero che invade la tua casa
rubando la tua aria
sporcando le tue strade.

Mi chiedi cosa sia rivoluzione
ad occhi chiusi e un ghigno di livore
ti segna netto il viso.
Destati, diventa terra arresa,
spalanca le finestre,
accogli l’uomo e non temere l’invasore
trema piuttosto per il tuo silenzio,
per la coscienza sorda
e la complicità di chi non vede
celando indifferenza velenosa,
trema perché sei tu quell’uomo
quegli occhi vuoti sono i tuoi
e ti appartiene quella pelle scura
la stessa umanità che tu deplori.

Guido Mazzolini

Questa poesia fa parte della silloge “Forme Difformi”, scaricabile GRATIS qui.

“E tra le scelte di ogni giorno che spesso ci lasciano frastornati, ci accorgiamo che l’amore è l’unica scelta davvero utile. Non l’amore dei sentimenti buoni e confezionati ad arte, ma quello che trasforma il mondo, quello che ho visto balenare negli occhi dei miei genitori. È l’amore infinito che ci consegna all’eternità, quello che ha plasmato l’universo, che fa muovere il sole e le stelle.”

Guido Mazzolini

La poesia non si ferma, non fermiamo la poesia. La silloge di Guido Mazzolini dal titolo “Forme Difformi” è pubblicata sul sito Rivolta letteraria, una piattaforma di cultura indipendente e svincolata da ogni logica commerciale o editoriale. Dal sito è possibile scaricare il file in pdf per la lettura. Passate a visitare questa nuova meritoria iniziativa artistica, e se vi va partecipate con i vostri testi. Ci conto. Anche su FB!!!!!

Elena

Sei boccio sul ramo
spicciolo colmo di vita
verde primavera, umida gioia
nel ponente di una sola mano.
Sei spiga dorata che oscilla
ramo selvaggio
il frutto maturo del pane
il succo più amaro da bere.
Sei stagione più bella del sogno
il breve istante
tra ciò che non è,
il passo leggero del gatto
la grande distanza
tra l’avere e il donare.
Sei nudo altopiano
sorgente da bere
possiedi gelosa
tutti i colori del buio.

Guido Mazzolini

Altre poesie qui

L’estate è un’orchidea meravigliosa
giaciglio di rugiade cotte,
copricapo di occasioni e pensieri
è schiena nuda di donna
da contarne vertebre e sospiri.
L’estate ha due mani e mille occhi,
un mazzo di carte da ramino
una chitarra e fuoco di canzoni.
L’estate ha quella voglia di sudare
di contemplare ipotesi e aquiloni
in essa mi nascondo
e riconosco te, ciò che rimane
di quell’estate tramortita e oscura.
Immagino impronte sconosciute
di uomini stranieri
nel fosso del tuo ventre
le labbra aride a spegnere la sete
urla di vento tra le fronde.
L’estate è un crimine di cuore
è un lavoro smarrito nell’inganno
una strada sterrata, un malumore
randagia come un gatto, acuminata.

Guido Mazzolini