Mi sembra una buona riflessione domenicale…da leggere tutta!!!!

Elena.

—————————————-

I miei figli sono bellissimi.
Cresciuti, il tempo ha macinato stagioni, le loro e le mie, li osservo da questo angolo di tempo e li ammiro. Ho perduto i bambini che erano, quelli che gettavano le braccia al mio collo, quelli che si fidavano ciecamente di me. Quei figli di una volta non esistono più, o vivono sepolti nei miei ricordi, il germoglio è diventato fiore, frutto, albero rigoglioso. Ma quando i miei figli ridono accade un piccolo miracolo, la voce, il viso, lo sguardo ritornano a essere quelli di allora, in loro riemergono i bambini di un tempo, indifesi eppure fortissimi, quelli che dipendevano da me e consideravo come una parte inscindibile, come un braccio, una gamba, come un pezzo di cuore.
I bambini ringraziano per ogni cosa, non con la voce ma con lo sguardo. Sorridono con gli occhi e con le labbra, alzano le braccia al cielo e benedicono la gioia. È il loro modo di dire grazie, e ci riempie il cuore. Poi, crescendo, il tempo getta addosso le maschere più cupe. Impariamo presto a ingannare noi stessi, tradendo l’essenza più vera di quello che siamo, e involontariamente vestiamo panni che non ci appartengono, recitando la parte di chi ormai non attende nulla, di chi ha appeso l’anima al chiodo. Si rischia di diventare adulti così, perdendo l’istinto del sogno e l’umiltà di ringraziare con naturalezza, come l’erba è grata alla pioggia, o la nuvola alla tramontana.
Eppure la gratitudine è benzina preziosa, funziona e spinge avanti il motore della vita. Si può credere in Dio, oppure non crederci e pensare all’esistenza come a un accidentale gioco d’incastri. Si può ringraziare la sorte, la vita, qualunque cosa ci venga in mente. Viviamo, respiriamo, sorridiamo e piangiamo. Ogni istante accade irripetibile, dobbiamo soltanto accorgercene.
Ho avuto cielo sulla testa e terra sotto i piedi, aria nei polmoni e acqua da bere, cibo in tavola e due figli che aspettavano il mio ritorno. Ho avuto una famiglia, una madre e un padre, un gatto, un libro di poesie da scrivere e musica da suonare. Tutto intorno a me è stato fonte di bellezza intangibile, bastava solo riflettere, guardare oltre, esserne consapevoli.
Penso ai miei figli, e penso al dono. Non a quello guadagnato col sudore, al dono e basta, quello capitato senza cercarlo o meritarlo. Quello che succede al di là dei meriti o degli sforzi. Mi concentro sul regalo e gioisco. Grato di essere grato.
Non è facile essere padre, non lo è mai stato. Difficile scardinare alcuni pregiudizi, preconcetti, pensieri che invadono le coscienze. Ho sempre cercato di essere un punto di riferimento, precario, a volte instabile, ma comunque un punto fermo, qualcosa di cui i miei figli avrebbero potuto fidarsi. Non ho mai voluto essergli “amico”, la mia generazione ha respirato quella psicologia un po’ squallida che suggeriva di abbandonare l’autorità del genitore per abbracciare il ruolo di “compagno”, più comodo e meno impegnativo. Ma i figli hanno bisogno di un padre, non di un amico. Il ruolo di amico è destinato ad altri, non a chi li ha messi al mondo.
Perché il punto cruciale è proprio questo, mettere al mondo significa fornire i mezzi per vivere e affrontare il viaggio, le scarpe più adatte, i vestiti pesanti per le stagioni fredde, un cervello agile e un cuore largo.
Guardo con orgoglio i miei figli e credo di aver fatto un buon lavoro. Hanno preso in mano il timone della vita, ognuno con i propri tempi e i propri mezzi, navigando futuri che nemmeno riesco a immaginare.
Cerco sempre di essere quel punto di riferimento sbiadito, mescolo in parti uguali cinismo e follia, a volte comprensivo e a volte incomprensibile, sputo sentenze e consigli non richiesti. Loro mi ascoltano e nemmeno ci fanno caso. È un buon segno, vuol dire che camminano con le proprie gambe, che pensano con la propria testa.
E va bene così.

Guido Mazzolini

commenti
  1. Emilio Ferro ha detto:

    Per me che non ho avuto figli (non posso averne) una grande lezione d’umanità e per quello che non sono stato con grande dolore!

  2. NeuroFaithy - Cervello e Fede ha detto:

    Davvero il più bel testo sulla paternità che mi sia capitato di leggere. Grazie!

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...