Suona anacronistico parlare di violenza contro le donne oggi, in un Europa che quotidianamente inneggia al modernismo e al rispetto del diritto. Apparentemente la nostra non è una civiltà di bruti, governati da santoni vestiti di nero che considerano sacrosanta l’inferiorità della donna. Siamo Italiani, orgogliosamente europei, nati nella culla di un bel paese uscito ormai da tempo da un medioevo oscuro. Ma è un errore sentirsi al sicuro, al riparo da quel pensiero subdolo e antico che considera la donna sottomessa e silenziosa. Quotidianamente assistiamo a notizie che dimostrano il contrario, e non è sufficiente dire che non ci riguardano, che noi siamo diversi, che in fondo si tratta di un fenomeno di degrado e sottocultura. Non è così, perché tutto ciò che riguarda gli altri deve in qualche modo riguardare anche noi stessi.
Siamo parte della stessa umanità e probabilmente il pensiero marcio che dirige l’azione di chi sceglie di fare violenza a una donna ci appartiene. È nostro, l’abbiamo soltanto accantonato, ben nascosto da qualche parte nella coscienza. Due sono le radici principali di questo pensiero. La prima è insita nell’incomprensione, nell’incapacità di riconoscerci diversi e complementari. Uomo e donna, due facce della stessa luna, ma opposte. L’armonizzazione di due estremi non può avvenire semplicemente fingendo un’uguaglianza che non c’è. Uomo e donna sono diversi, fisicamente, mentalmente, psicologicamente. Hanno diversi istinti e differenti bisogni. La grande bugia dell’uguaglianza tra uomo e donna ha portato a pensare a uno stereotipo di umanità asessuata con un identico maschile e femminile, generando un’incomprensione che nega l’accoglienza dell’altro.
La seconda radice è generata da una concezione distorta dell’amore, la stessa spacciata a poco prezzo dai mass media che lo dipingono come una povera gratificazione di sé. Ti amo perché realizzi le mie aspettative, ti amo perché ne ho bisogno per essere felice e per vivere meglio. Ecco che il mistero della diversità dell’altro si copre di polvere e si annulla, sviandosi dalla propria verità. Ecco che ci ritroviamo ad amare un oggetto, qualcosa che ci è utile, che serve e che non serviamo. Ecco che quando questo rapporto malato si incrina e il feticcio d’amore finisce, l’uomo precipita in una situazione psicologica di abbandono, simile al bambino che ha perso un giocattolo. E la rabbia cresce e monta, e può sfociare in violenza.
Dobbiamo riflettere su questi aspetti. La violenza contro le donne è violenza contro l’umanità, perché quando una donna viene picchiata, mutilata, ferita, bruciata con l’acido, costretta a sposarsi o a non studiare, nascosta dietro un burqa, umiliata, offesa, quando succede questo si uccide l’energia stessa della vita e si demolisce una verità naturale che, quando dimenticata, porta a scenari tragici e bui.
Guido Mazzolini
👠❤
dividi, dividi, dividi…
La violenza si nasconde anche in tutte quelle frasi presunte dolci per le quali troppe donne ancora si squagliano: “tu sei la mia metà”, “non posso vivere senza di te”, “sei la luce dei miei occhi”, ecc. Casomai, te sei te, io sono io, insieme siamo una squadra ma se si sta bene insieme è perché si condivide un percorso. Che un giorno potrebbe anche interrompersi e ognuno deve essere libero di prendere la propria strada senza dipendere dall’altro!
Per non parlare poi di certe uscite che generalmente arrivano dalle bocche o le tastiere di alcuni uomini: “se fai del male a una donna fai del male a tua madre, tua moglie, tua nonna o tua figlia, le donne sono la nostra gioia e il nostro sorriso” ecc. No. Perché dovremmo esistere per avantaggiare qualcun altro? Per citare il post, uomo e donna saranno anche diversi ma la diversità è qualcosa che non deve creare superiorità di una parte o dell’altra. Nella maniera più assoluta.
Lo penso anche io. Diversità significa accettare l’altro e cercare la complementarietà, se si è fortunati. Grazie per quello che hai scritto, spero di sentirti presto. Pure io mi chiamo Elena…ciao omonima!