Il tempo scivola come uno sperpero, la vita che corre è un sacco bucato che portiamo sulle spalle e poco alla volta si svuota. Il viaggio nel mondo è un tragitto breve, soltanto una scintilla luminosa se paragonato all’eternità che attende ognuno di noi. Non è facile pensarci, ci vuole consapevolezza e capacità di andare oltre alla realtà delle cose, quella evidente, quella che chiunque può osservare.
Il mio viso è cambiato, la vita lascia segni sulla pelle mentre un anno chiude il cancello e un altro lo spalanca. E l’equilibrio è sempre quello di chi oscilla precario tra la percezione di un presente che si modifica e il desiderio di un’eternità immobile. Da una parte il tempo che limita l’azione e la colloca in una dimensione transitoria, dall’altra la comprensione di un necessario infinito e ogni istante è prezioso, è un dono che riceviamo, ma destinato a perdersi.
Tra questi due estremi accade la vita e arriva tra le nostre mani imperfetta, incompleta, rotta. Qualche volta riusciamo a ripararla, altre volte ci accontentiamo di quello che c’è senza nemmeno provarci. E il tempo galoppa sui nostri trionfi e sui nostri fallimenti, sulle promesse infrante, le attese, le volte che abbiamo chiuso le braccia per paura di essere feriti e le volte che le abbiamo aperte per vivere grandi avventure. Siamo uomini e donne capaci e desiderosi di bellezza, ma la parte più buia spesso prende il sopravvento e ci trasforma in belve assetate di sangue, caricature di un’umanità che dovrebbe essere luce e pace. Possiamo scegliere, e in fondo questa è la peculiarità del tempo, concedere un’altra occasione, permetterci di aggiustare il tiro per fare di più e per farlo meglio.
L’anno trascorso ha avuto un sapore distorto. Giorni scuri, momenti di leggerezza, e quante domande, quanti dubbi. Il dolore come un morso allo stomaco e il mio sentire meno, e sentirmi provvisorio. Ma se osservo oltre il turbinio dei desideri riesco a vedere una dimensione di consapevole certezza. Perché quello che conta è non perdere mai di vista la meta e continuare a scavare nonostante i colpi bassi del destino, nonostante tutto. Scavare per arrivare più in alto, scavare per toccare il cielo. È un ossimoro meraviglioso, ma a pensarci bene la crescita personale è racchiusa in queste azioni contrapposte.
A chi ha condiviso il mio sentire, scegliendo di fidarsi e di accogliermi. A chi ha cercato senza trovarmi e a chi mi ha voluto, compreso, tenuto.
Buon anno.
Guido Mazzolini