Archivio per aprile, 2022

In un’altra vita ci siamo conosciuti da ragazzi, incontrati per caso in un punto qualsiasi della nostra adolescenza. Io e te giovani e ingenui, occhi grandi e jeans sdruciti, scarpe da ginnastica e risate. Felici, lo so, spudorati e ingordi, con la vita davanti, ma il destino ha permesso che il miracolo accadesse troppo tardi, in un tempo sbagliato che ha visto spegnerci come una stella che muore.
In un’altra vita ci siamo capiti all’istante, intuiti in un battito di ciglia, in un duello di sguardi. Io per te, tu per me. Non abbiamo faticato a sincronizzare i desideri, a far seguire l’incontro e a trasformarlo in verità meravigliosa. Tutto è stato facile, spontaneo come gettarsi nell’acqua di un fiume e seguirne la corrente, lasciando fare alla natura e all’istinto che da sempre unisce le anime.
In un’altra vita mi hai presentato i tuoi genitori, tuo padre mi ha guardato storto, soppesando il mio essere straniero, tua madre invece ha sorriso con dolcezza, perché le sono bastati i tuoi occhi per capire che tutto era già successo nei nostri sogni.
In un’altra vita ci siamo sposati in una chiesa di campagna, mio padre ha pianto mentre il tuo è rimasto serio. Abbiamo avuto figli, un gatto, un cane e una casa piena di noi, oppure un altro destino, ma in ogni futuro siamo rimasti una di quelle coppie rare che sfidano il tempo e crescono insieme, e nemmeno ci fanno caso.
In un’altra vita abbiamo diviso il pane quotidiano, il sudore, la fatica, la gioia e le lacrime, sperimentando il prodigio di vedersi, incontrarsi, scoprire che esistono sentimenti invincibili che sfidano il tempo, perché nessuno comprende la profondità dell’oceano se prima non si è tuffato trattenendo il fiato e intuendone l’abisso.
In un’altra vita siamo invecchiati appoggiati, adesi, acciaccati e contorti come ulivi, attraversati da noi, ma con la certezza di appartenersi al di là del mondo, al di là tempo.
Certe coincidenze sono uniche come i desideri che si avverano. Certi destini non sono per tutti e accadono soltanto nei sogni, oppure in un’altra vita.

Guido Mazzolini

Difficile parlare di noi, di te, di un sentimento finito, sfiorito, ammazzato. Ci penso e non riesco a trovare un motivo, una logica ferrea che possa spiegare quello che è successo, che giustifichi il disordine o la resa. Riesco soltanto a pensare a un cumulo di macerie, a qualcosa rimasto dopo un crollo strutturale, uno sgretolamento nato dal lasciare andare le cose, come se non ci fosse altra soluzione.
Al diavolo tutto, fanculo alla gioia, fanculo anche a noi. Abbiamo camminato insieme, piccoli passi e tratti di strada percorsi a velocità diverse. Quando io ambivo alla corsa tu rallentavi, oppure eri tu a tentare un volo e io avevo paura del cielo. Si è spesso asincroni, lo so, è difficile per due cuori battere lo stesso ritmo, credo dipenda dalla diversità di ognuno, anche se questa alterità andrebbe amalgamata, compresa, accettata e risolta.
Scavi una buca, infili un seme e non ci pensi più, lasci che le stagioni lavorino per te, che il tempo operi da contadino esperto. E qualcosa nasce, una pianta strana, contorta, difficile, complicata come le nostre vite e le mille sbarre che ci siamo costruiti attorno. Ma la natura continua la sua corsa, o forse si tratta del destino, e la pianta cresce, chiede acqua, luce, e profuma di buono e libertà.
Credo che ognuno abbia il dovere di essere felice. Non il diritto, il dovere. Esistere significa ambire alla felicità, riconoscersi in un percorso accidentato ma carico di bene e occasioni di gioia. Spesso crediamo che la vita ci condanni alla mediocrità, ma siamo noi i carnefici, siamo noi che preferiamo vivere a livello del suolo piuttosto che spiccare il volo e assaggiare la dolcezza del cielo. Così creiamo alibi, scuse, giustificazioni, e in fondo ci piace stare dove siamo, isolati dalla felicità ma compresi da un pensiero sociale che ci sostiene. Preferiamo i ruoli stabiliti dagli altri, quelli che recitiamo da anni, approvati da chi ci sta intorno. Amiamo le maschere che danno sicurezza e ci fanno sentire persone brave. Siamo codardi, temiamo lo scandalo e il volo nell’immensità.
Ci sono amori che accadono una sola volta nella vita e non sono per tutti. Sono sentimenti che ti mettono davanti alla metà di te, a quello che manca per sentirti completo. Cammini dimezzato su questa terra e quando incontri quel tipo di amore rischi di perdere la testa. Non è per tutti una simile benedizione. Ciò che pensavi impossibile diventa realtà, in tutta la sua bellezza e follia, sfolgorante come una gioia liquida e intensa che pensavi appartenere agli dei. Sono amori talmente sfavillanti e cominci a rimpiangere tutto il tempo perduto, quello che avresti potuto fare e ciò che avrebbe potuto essere, se soltanto il destino avesse giocato prima le sue carte.
Certi amori non sono per tutti e non tutti li meritano, così preferisci mettere da parte la fortuna e restare in attesa. Getti l’ancora in una palude morta e ammaini le vele. Lo sai bene che il momento giusto è situato in quel presente che ti permetti di accantonare mentre collochi la tua gioia dietro le esigenze degli altri, perché tanto hai tutta la vita davanti e per ora la felicità è soltanto rimandata.
Ecco che il seme interrato diventa germoglio e pianta, ma tu gli impedisci di crescere, di bucare il cielo, di diventare casa per gli uccelli. Ti accontenti di uno stupido bonsai, curato e artificiale. Potresti avere una quercia rigogliosa e ti godi una ridicola piantina, nel vaso appoggiato sulla mensola in salotto. Ogni tanto le dai un po’ d’acqua e giorno dopo giorno accorci rami, tagli radici, leghi la pianta per farla crescere piccola e storta.
La quercia, il bonsai. Ciò che doveva essere, ciò che sarebbe stato.
Non penso più ai nostri giorni distanti, a quel tempo centellinato nel nulla, alle proiezioni di un futuro che mai sarebbe arrivato. Ho chiuso la porta ai sentimenti che diventano tossici quando non sbocciano. Preferisco metterli da parte, stringerli in un angolo e infilarli in un cassetto. Sotterrarli, prima che loro facciano lo stesso con me.

Guido Mazzolini

Trovato ora sulla pagina FB dell’autore. Che dire…per me è un testo da urlo. Godetelo.

Paola

Noi popolo e umanità, fratelli e sorelle in questo brancolare oscuro alla ricerca della felicità, a mani tese, afferrando scampoli di gioia e briciole cadute per terra, come i cani sotto al tavolo.
La desideriamo, è un istinto potente e inderogabile. Tutti cerchiamo la stessa cosa e ci accontentiamo di soluzioni posticce, palliativi che spengono la sete e addormentano la voglia di luce che ci pervade, ma solo per un istante.
Siamo fatti così, tentiamo goffi saltelli per acciuffare una stella, voli mediocri e senza ali nutrendoci di entusiasmi, incendi luminosi e subito spenti.
In questo giorno speciale la meta è la stessa, sia per chi crede in Dio che per chi non crede più o non ha mai creduto. Cambiare strada, rinascere donne e uomini nuovi, scegliere bene e scegliere adesso, gettare l’uomo vecchio per scoprire la novità che abita in noi.
In una parola, risorgere.
Ecco, credo che sia questo l’augurio migliore. Alla vita si nasce una volta sola ed è per sempre, ma vivere comporta innumerevoli rinascite, quotidiane risurrezioni che sotterrano l’uomo di ieri per generarne uno nuovo, in un fulgore che spegne lo strepitio del mondo.
A noi il compito di scegliere il meglio e seguire la strada giusta, non è mai facile, ci vuole consapevolezza, astuzia e purezza versate in uguale misura.
A me e alle mie note dissonanti.
A mia madre e al suo sguardo che si smarrisce, alle sue rughe e alle mani bellissime.
A mio padre e al suo posto vuoto, impossibile da riempire. Lui che ora vive per sempre e nella gioia contempla quello che io, con modesti voli di pensiero, riesco appena ad intuire.
A tutti voi, a tutti noi. Buona santa Pasqua. Gioia, Luce e Risurrezione.

Guido Mazzolini

E aggiungiamo pure i nostri, tanti cari auguri di buona Pasqua a tutti gli amici!

Elena e Paola.

Un viaggio che già presuppone l’arrivo è un tragitto breve e poco stimolante. Il vero viaggio è quello che suscita interrogativi e spinge verso l’ignoto, amplificando la domande e lasciandole fiorire in noi. E sono nulla le risposte, soltanto provvisori cerotti che posizioniamo nel tentativo di tamponare una ferita. È ingenuo cercare di mettere ordine creando simmetrie riconoscibili, più desideriamo l’ordine e più creiamo panorami sterili e imperfetti. Ingannati dal bisogno d’intervenire e programmare, dimenticando che la vita respira da sé e nulla valicherà questa certezza. Quando lasciamo posto all’imprevisto cominciano a fluire deliziose novità nella nostra esistenza, meravigliose opportunità così simili al miracolo.

Guido Mazzolini

Non posso gioire per la morte di un uomo,
quel corpo riverso, straziato dai colpi
di un giudizio precario e feroce,
quel viso di sangue, le mani forate,
sdraiato, gettato nel fuoco come povero straccio
le orbite vuote di luce che ancora domandano
un solo silenzio bagnato di pena,
è un povero figlio
un volto ingiuriato da un altro,
è bocca socchiusa nel rantolo
che ora racconta un giudizio severo.
Non posso gioire per la morte di un uomo,
egli è una canna spezzata di rabbia
un sibilo muto di vento,
è un grido smembrato il suo corpo
brandelli di carne, fossa di terra
dove hanno infilato le mani
ghignanti aguzzini vestiti di nero
che cambiano forma e divisa,
fantocci di stupide guerre
prevenzione di odio futuro.
Non posso gioire per la morte di un uomo
di un despota sanguinario e rapace
o un santo di luce e dolcezza,
la folla è una bestia perversa
esulta sul sangue versato
si bagna le labbra e le zanne appuntite
danzando su tristi macerie.
Lontano s’addensa il tramonto
e tutto si copre di nubi.
Egli è soltanto una foglia strappata dal ramo
un triste fantoccio sbilenco,
è un Cristo martoriato e trafitto
un interrotto domani,
così mi appartiene quel sangue versato
nero e aggrumato di polvere
quel petto squarciato dall’odio,
lo sento già mio quel grido che innalza
e invoca giustizia al grigio livore del cielo.

Guido Mazzolini