Difficile prendere posizione, siamo troppo sfiancati e delusi, in attesa di un tempo peggiore del precedente. Guerra, prezzi alle stelle, vita dura ma non per tutti. Di certo l’elezione di un “nuovo” Parlamento consente un tiro di dadi sul tavolo.
Gli ultimi anni hanno dimostrato che è più facile governare quando istilli il veleno del sospetto e della paura. Troppi italiani presi per la gola e una politica scollegata dalla realtà, seduta su scranni dorati, grassa e senza cuore, cinica e protetta da un ombrello europeo che fa acqua da tutte le parti. Un’Europa di promesse non mantenute e di burocrazia che soffoca, stati più sovrani di altri, l’arroganza gallica e teutonica. Tutti disillusi e meno europeisti di un tempo, ma costretti a restarci per paura, traditi da un ideale fallito. E subiamo le altrui decisioni, non più padroni del nostro destino o della capacità di autodeterminarci, ma governati dal soldo straniero e dalle banche. È la fine di un’utopia nata per essere garante di libertà e che oggi si dimostra una condanna. Un’Europa imperatrice, dominatrice, meretrice. Un’Europa che doveva portare a tutti nuova freschezza, ma in realtà puzza di vecchio e di galera.
Democrazia, popolo sovrano e altri luoghi comuni come destra e sinistra, fascismi e comunismi, termini primitivi oggi sostituiti da archetipi più subdoli e striscianti. Non importa. Che sia per tutti un voto in coscienza e non incosciente, scegliendo il programma che maggiormente sostiene i valori non negoziabili, primo su tutti la vita dal concepimento alla morte naturale, poi la famiglia, l’educazione, il lavoro, la sanità. Ma il valore più importante dovrebbe essere la dignità della persona, troppo spesso calpestata, messa dietro il capriccio e il profitto.
Siamo uomini e donne che hanno smarrito l’origine diventando merce di scambio, utili solo quando produttivi e consumatori. Possiamo ribellarci, possiamo uscire da questa logica crudele. Basta volerlo davvero. Pensiamoci, evitando il voto dettato dalla rabbia, o peggio l’astensionismo di chi non ci crede più, occhi bassi e paura del futuro.
Guido Mazzolini