Archivio per novembre, 2022


Il tuo respiro inconfondibile
nel silenzio della notte
sibilo scuro, sottile,
restituisce intatto il battere del giorno
di quel ricordo andato,
violentemente abbandonato
come si lascia un’impronta nella neve
come si lancia un ciottolo nel lago
e se ne contano i rimbalzi.

Guido Mazzolini

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E a tutti Voi, buona domenica!

Paola & Elena

Suona anacronistico parlare di violenza contro le donne oggi, in un Europa che quotidianamente inneggia al modernismo e al rispetto del diritto. Apparentemente la nostra non è una civiltà di bruti, non siamo governati da santoni con la barba che considerano sacrosanta l’inferiorità della donna. Siamo Italiani, orgogliosamente europei, nati nella culla di un bel paese uscito ormai da tempo da un medioevo oscuro. Ma è un errore sentirsi al sicuro, al riparo da un pensiero subdolo, antico, che considera la donna sottomessa e silenziosa. Quotidianamente assistiamo a notizie che dimostrano il contrario, e non è sufficiente dire che non ci riguardano, che noi siamo diversi, che in fondo si tratta di un fenomeno di degrado e sottocultura. Siamo parte della stessa umanità e probabilmente il pensiero marcio che dirige l’azione di chi sceglie di fare violenza a una donna ci appartiene. È nostro, l’abbiamo soltanto accantonato, messo da parte, ben nascosto nella coscienza.
Due sono le radici principali di questo pensiero. La prima è insita nell’incomprensione, nell’incapacità di riconoscerci diversi e complementari. Uomo e donna, due facce della stessa luna, ma opposte. L’armonizzazione di due estremi non può avvenire fingendo un’uguaglianza che non c’è. Uomo e donna sono diversi, fisicamente, mentalmente, psicologicamente. Hanno diversi istinti e differenti bisogni. La grande bugia moderna dell’uguaglianza ha portato a pensare a un’umanità asessuata con un identico maschile e femminile, generando un’incomprensione che nega l’accoglienza dell’altro.
La seconda radice nasce da una concezione distorta dell’amore, la stessa spacciata a poco prezzo dai mass media che lo dipingono come una povera gratificazione di sé. Ti amo perché realizzi le mie aspettative, ti amo perché ne ho bisogno per essere felice e per vivere meglio. Ecco che il mistero della diversità dell’altro si copre di polvere e si annulla, sviando dalla propria verità. Ecco che ci ritroviamo ad amare un oggetto, qualcuno che ci è utile, che serve e che non serviamo. Ecco che quando questo rapporto malato si incrina e il feticcio d’amore finisce, l’uomo precipita in una situazione psicologica di abbandono, come il bambino che ha perso un giocattolo. E la rabbia cresce e monta, e può sfociare in violenza.
Dobbiamo riflettere su questi aspetti. La violenza contro le donne è violenza contro l’umanità, perché quando una donna viene picchiata, mutilata, ferita, bruciata con l’acido, costretta a sposarsi o a non studiare, nascosta dietro un burqa, umiliata, offesa, quando succede questo si uccide l’energia stessa della vita e si demolisce una verità naturale che, se dimenticata, porta a scenari tragici e bui.

Guido Mazzolini

Possiamo salvarci. È l’ascesi la chiave per uscire da questa logica post-moderna che condanna l’uomo a essere un patetico mulo attaccato alla soma del bisogno. Il desiderio di mondo e di terra ci inchioda a razzolare nel fango, dimenticando che il cielo è sopra di noi. Così ci accontentiamo di avere certezze che diventano presto domande inespresse. Siamo privi di una visione che potrebbe portarci a desiderare l’impossibile. L’edonismo assoluto chiama alla negazione dell’altro nel nome esclusivo del sé, abituandoci all’esercizio del cinismo e del dubbio, non come portatore di ricerca, ma come immobile frontiera invalicabile che ci priva della possibilità di trovare una risposta dentro noi stessi. Il limite ci pone davanti al Mistero. Fra le innumerevoli smanie di assolutismo, abbiamo smesso di cercare l’Assoluto.

Guido Mazzolini

Il tempo è misura necessaria all’esistenza. Se non ci fosse un “prima” e un “dopo” non esisterebbe la vita così come la conosciamo e tutto resterebbe immobile, statico, perso in un “adesso” senza fine. Sarebbe un universo immutato, nessuna possibilità di evoluzione o involuzione, di aggiustare il tiro o riprovarci. Perciò il tempo è in movimento, è il salto del destino che fa capriole in cielo davanti agli occhi spalancati di un bambino. È un tragitto indispensabile, ma una breve scintilla se paragonato all’infinito.
È strano come l’uomo custodisca in sé il desiderio e il concetto di eternità. Misuriamo il tempo sapendo di portare un sacco bucato sulle spalle, e giorno dopo giorno si svuota. Siamo tutti condannati alla terra, eppure in noi alberga luminosa l’idea dell’eternità, del sempre, del tutto. Una voce sussurra che questa vita non è abbastanza, e ne vogliamo di più, e scrutiamo oltre il tramonto del tempo per intuire una risposta, una luce nuova che possa splendere per sempre.
Guardo il mio gatto, chissà se anche in lui abita lo stesso desiderio, oppure tutta la sua esistenza è concentrata nell’adesso, nel “hic et nunc”, nella luce dell’istante che gli ha regalato la vita. Gli animali non pensano alla morte, e nemmeno misurano il tempo come noi. La vita delle farfalle dura pochi giorni, un moscerino vive meno di 24 ore, chissà, forse percepisce il tempo in modo differente e un minuto della sua esistenza corrisponde a un mese della nostra, e il breve volo dalla finestra al davanzale è per lui un viaggio lunghissimo. Chissà.
A noi la vita è capitata, imperfetta, incompleta. Nessuno l’ha scelta, e ci accontentiamo di quello che c’è, oppure tentiamo voli brevi e azzardiamo ipotesi di cambiamento, mentre il tempo galoppa sui sogni e sulle promesse non mantenute, su ciò che avrebbe potuto essere e non è stato. Non so come andrà, nessuno può saperlo, o forse la mia certezza è questa consapevole voglia di essere per sempre, anche quando non ci sarò, e il tempo avrò girato pagina.
Pensieri gettati sul tavolo, a caso, come si fa con un mazzo di carte o con un tiro di dadi. Elucubrazioni lontane dalla realtà, ma sono convinto che solo dall’alto si possa scorgere la verità delle cose, guardandole nell’insieme, a occhi e cuore ben aperti.

Guido Mazzolini