Archivio per la categoria ‘frasi’

“Era ora, lo so. Chi ha seguito la mia produzione “letteraria” si è accorto di una pausa che mi ha portato a restare in silenzio per qualche anno. Colpa del tempo, della salute, della noia e di quello spleen di boudelaireana memoria troppo spesso seduto sulle mie ginocchia. Ma adesso si ricomincia. Il viaggio non può fermarsi, scrivere è un istinto che gestisco, soffoco, tengo tranquillo, ma presto o tardi devo tornare a fare i conti con il bisogno di esprimermi e con il desiderio di scavare. Spesso ho scritto cercando risposte, e non ho trovato altro che domande nuove, sempre più sottili e raffinate. Difficile farne a meno, impossibile smettere.
Ma torniamo a noi. Presto vedrà la luce un mio nuovo figlio di carta. Per ora non dico di più. È un testo particolare, differente dai precedenti romanzi o sillogi poetiche. In questi giorni ve ne parlerò, anche a rischio di diventare molesto, ma ci tengo molto e sono certo che avrò da parte vostra la stessa attenzione che mi avete riservato in passato.
E si ricomincia, finalmente. Io e te, quello che scrive e quello che legge. Insieme amici e protagonisti di una storia di fiducia e stima reciproca che ora può riprendere a volare. Come sempre, e come dicevo una volta, vogliatemi bene, se vi va.”

Guido Mazzolini

Che gioia sapere che hai ripreso a scrivere. Mi dicevi che sarebbe stato difficile, faticoso, ingiusto. Avevo ragione io, non avresti smesso e adesso scopro che presto potrò ricominciare a leggerti. Era ora, hai ragione, anche perché avrò nuovo materiale per questo blog, ti pare poco? Non vediamo l’ora di averti tra le mani, tu per noi e noi per te. Grazie.

Elena

Lei guarda il cielo, conta le stelle, chiude gli occhi e ricomincia. La perfezione dell’universo è una calamita che attira. Osserva e si placa il bisogno di ordine e senso. Osserva e stabilisce relazioni e categorie, cause ed effetti. Le stelle nel cielo e i fiori sulla terra. Tutto rientra in un bisogno di situare e catalogare, nel tentativo di trovare un significato che assembli la realtà. Conta le stelle, ma non basta. Dà il nome ai fiori, ma non basta. Chi ha fatto tutto questo, e perché? La seconda domanda è ancora più essenziale della prima. La risposta a tutto ciò è un urlo muto. È il sorriso di un bambino, è un soffio di vento che muove appena le fronde degli alberi. È ciò che non sappiamo e conosciamo nel silenzio, perché nel piccolo, come sempre, si racchiude l’immenso.

Guido Mazzolini

“Memoria e sogno. Il mio desiderio di scrivere ondeggia tra queste due dimensioni inconciliabili. È il bisogno di catturare qualcosa che è stato, nel tentativo un po’ puerile di conservarlo, così come il cacciatore di farfalle che tiene tanti piccoli cadaveri sotto vetro. Oppure scrivo per immaginare un futuro o una storia, per dare corpo a un sogno. E in entrambe le direzioni mi accorgo di una verità sussurrata e sublime. Scrivo per fare spazio. O per colmare un vuoto.”

Guido Mazzolini

“Noi mendicanti di eterno, pronti alla rivalsa e alla trasformazione rischiando di diventare quello che non siamo, una maschera tragica, attori di un palcoscenico provvisorio. Noi popolo e umanità, fratelli e sorelle, figli del nulla o di un disegno d’amore, in questo brancolare alla ricerca della felicità, a mani tese, afferrando scampoli di gioia e briciole cadute per terra, come i cani sotto al tavolo. La desideriamo, è un istinto potente e inderogabile. Tutti cerchiamo la stessa cosa e ci accontentiamo di soluzioni posticce, palliativi che spengono la sete e addormentano la voglia di luce che ci pervade, ma solo per un istante. Siamo fatti così, tentiamo goffi saltelli per acciuffare una stella, voli mediocri e senza ali nutrendoci di entusiasmi, incendi luminosi e subito spenti.
In questo giorno così speciale la meta è la stessa, sia per chi crede in Dio che per chi non crede più o non ha mai creduto. Cambiare strada, rinascere donne e uomini nuovi, scegliere bene e scegliere adesso, gettare l’uomo vecchio per scoprire la novità che abita in noi.
In una parola, risorgere.
Ecco, credo che sia questo l’augurio migliore. Alla vita si nasce una volta sola ed è per sempre, ma vivere comporta innumerevoli rinascite, quotidiane risurrezioni che sotterrano l’uomo di ieri per generarne uno nuovo, in un fulgore che spegne lo strepitio del mondo. Lasciamoci pervadere dal silenzio, lieti di esistere e di esserci ora. A noi il compito di scegliere il meglio e seguire la strada giusta, non è mai facile, ci vuole consapevolezza, astuzia e purezza versate in uguale misura.
A me e alle mie note dissonanti.
A mia madre e al suo sguardo smarrito, alle sue rughe e alle mani.
A mio padre e al suo posto vuoto, impossibile da riempire. Lui già risorto nella gioia, contemplando quello che io, con modesti voli di pensiero, riesco appena ad intuire.
A tutti voi, a tutti noi. Buona santa Pasqua. Gioia, Luce e Risurrezione.”

Guido Mazzolini

Da parte nostra un grande augurio a Guido e a chi ci legge, ci segue, ci pensa. BUONA PASQUA e GRAZIE DI ESISTERE. Elena&Paola

Penombra, odore di migliaia di corpi prima dei nostri, eppure dopo pochi istanti ogni cosa profumava d’estate. Il buio nascondeva la paura delle tue imperfezioni, segni di un tempo trascorso, per me piccoli particolari di noi, tessere meravigliose di tutto ciò che sei. Amarsi a luci soffuse acuisce i sensi, fino a non capire più quale pelle è tua, quali mani le mie. Uno sull’altra, lo stesso calore dei cuccioli nel nido. Respiri all’unisono, io e te una strana creatura con due teste, quattro braccia, venti dita e due cuori. L’anima soltanto una, mischiata, frullata, gettata ovunque in ogni angolo di quel motel che illuminato da noi diventa un paradiso terrestre. Io e te. Eva e Adamo, cacciati dal cielo e precipitati in uno squallido albergo a ore. Luminose stelle cadenti, foglie nel vento, fiocchi di neve, e quante immagini che mi riportano a qualcosa che precipita, che mi riportano a noi, che mi riportano a te.
Poi luce, si apre la porta e occhi strizzati dal sole, soldi in mano a un ossequioso dipendente, complice prezzolato della nostra gioia. Un viaggio breve in automobile e un tavolo di pizzeria dozzinale, tovaglia a quadri e puzza di fritto. Due tipi sospetti e scuri mangiano al tavolo vicino, ti guardo, mi guardi e ridiamo. Le nostre mani giocano, la pelle non è ancora contenta e non lo sarà mai. Il desiderio di toccarsi è forte, nonostante abbiamo già avuto tutto di noi, nonostante ci siamo appena amati come due dei dell’Olimpo, come la somma di tutti gli amori illegali del mondo. Gli occhi sorridono, le dita intrecciate. Mangiamo affamati, parole soltanto nostre, sciocchezze irrilevanti per chiunque, ma così preziose per noi.
Poi la corsa al casello dell’autostrada e io silenzioso, osservo le mani sul volante, le mie nocche diventare più chiare e tu che fai finta di niente. Mi saluti con un bacio e ritorni nel tuo universo, quel mondo a me negato e irraggiungibile. Ti guardo dallo specchietto retrovisore, sei un punto sempre più piccolo che si allontana.
La vita ci illude, crediamo di avere tempo e che il futuro possa regalarci nuove possibilità. Ogni istante che passa sottolinea questo pensiero e lo sostiene. In noi manca la coscienza del limite, accantoniamo l’idea di un adesso circoscritto in un confine, preferiamo l’illusione di avere sempre un giorno a disposizione per sistemare la nostra felicità, pronti a colmare lacune e omissioni colpevoli. La paura di agire confina con la noia e suggerisce di fare domani ciò che potresti fare oggi. Rimandare è un’arte semplice e disperata, uno stratagemma che ci rende tutti uguali e pronti ad assolverci. Rei nel presente, ma sognatori di un futuro che profuma di redenzione e successo.
Ma il tempo ha una fine, te ne accorgi mentre passano gli anni e arrivano gli imprevisti della vita, e la sbornia della giovinezza è già lontana, e si ammucchiano i giorni. Ho preteso troppo, lo so, ma sono convinto di avere chiesto il giusto, quello che pensavo di meritare, quello che tu non hai considerato possibile. I desideri condivisi vanno realizzati, non puoi metterti in viaggio senza una destinazione, ti godi il panorama e il dondolio del vagone, ma resti insoddisfatto perché la meta è sempre più lontana e dentro di te sai che da quel treno non scenderai più. Da casello a casello, pensieri sciolti e un’ora di strada per arrivare a casa. Il mio ultimo viaggio, il mio ultimo abbraccio.

Guido Mazzolini

Ancora una volta mi lasci senza fiato, coinvolta in prima persona nel tuo racconto. Anche io ho vissuto quelle sensazioni e ho pianto l’amarezza di certe lacrime. Spero che chi lo leggerà possa avere il mio stesso brivido.
Elena

Gli scherzi della vita arrivano improvvisi, alcuni sorprendenti, altri invece lasciano il segno e di questi ne faremmo volentieri a meno. Non dipende da noi, possiamo solo fare il possibile perché ogni cosa vada come vogliamo, ma l’incidente è sempre in agguato, il vizio e il difetto ci aspettano dietro angoli inaspettati dì esistenza.
Vivere non è soltanto accettare successi e fallimenti che arriveranno in futuro, vivere è anche generare un nuovo presente, un io rinnovato per racchiudere e completare il precedente. Siamo fatto di sogni e di carne, capaci di grandi passioni e meschine piccolezze. Capaci di un amore in grado di accogliere tutto, anche le scelte sbagliate, l’errore, le mancanze altrui e le nostre. Un amore capace di guardare oltre l’apparenza delle cose, con occhi puliti e cuore aperto.
Buon primo Aprile a tutti, e che Dio ce la mandi buona.

Guido Mazzolini

Anche da parte nostra buon pesce d’Aprile, che sia una stagione di sole e d’amore per tutti. Elena&Paola

Spesso il desiderio di migliorarti porta a battaglie estenuanti che lasciano stremati e sconfitti. L’idea di sé è il mulino a vento che combatti, irriducibile don Chisciotte, mai sazio di essere in guerra e sempre pronto al sacrificio. Ma c’è davvero qualcosa di storto da raddrizzare? Oppure la tua è un’insoddisfazione di fondo, generata dall’illusione di essere ciò che in realtà non sei? Dici: “Sono egoista, penso solo a me stesso…Dovrei migliorare per essere più aperto agli altri…”. Poi, andando più a fondo, ti accorgi di non essere egoista, ma soltanto spaventato. Hai paura del tuo vicino, hai paura di soffrire, perciò sei egoista. La tua non è una carenza di bontà, ma un eccesso di difesa. E non serve cercare di migliorarti, dovresti soltanto smettere di avere paura, liberandoti dai pregiudizi e da quel concetto di te che frulla nella testa come una farfalla notturna, nera e malevola.

Guido Mazzolini

A tutti voi, buon sabato sera, sfrenato e irriducibile! Elena&Paola

“Ho avuto cielo sulla testa e terra sotto i piedi, aria nei polmoni e acqua da bere, cibo in tavola e due figli che aspettavano il mio ritorno. Ho avuto una famiglia, una madre e un padre, un gatto, un libro di poesie da scrivere e tanta musica da suonare. Tutto intorno a me è stato fonte di bellezza intangibile e nascosta, bastava solo riflettere, guardare oltre, esserne consapevoli.
Penso ai miei figli e penso al dono. Mi concentro sul regalo e gioisco, grato di essere grato. Non è facile essere padre, non lo è mai stato. Devi scardinare pregiudizi, pensieri che invadono le coscienze. Ho sempre cercato di essere un punto di riferimento, precario, a volte instabile, ma comunque un punto fermo, qualcuno di cui i miei figli avrebbero potuto fidarsi.
Mettere al mondo significa fornire i mezzi per vivere e affrontare il viaggio, le scarpe più adatte, i vestiti per le stagioni fredde, un cervello agile e un cuore largo. Oggi guardo con orgoglio i miei figli e credo di aver fatto un buon lavoro. Hanno saldo in mano il timone della vita, ognuno con i propri tempi e i propri mezzi, navigando futuri che nemmeno riesco a immaginare. E va bene così.”

Guido Mazzolini

A tutti i padri, quelli veri, presenti, che amano, che esistono, che mancano. AUGURI!!!!!

Elena&Paola

La mitologia romana racconta che un giorno Cura plasmò la figura di un uomo con l’argilla trovata sulla riva di un fiume. Vide la propria opera e si affezionò a quell’immagine, ne contemplò il viso, le mani, le gambe. Fu così che Cura chiese a Giove di infondere la vita a quel manichino di fango. Il padre degli dei acconsentì alla richiesta e l’uomo prese vita. Ma a chi apparteneva quell’essere meraviglioso? Chi avrebbe dovuto darne il nome, chi ne avrebbe rivendicato il possesso? Cura sosteneva che l’uomo appartenesse a lei che per prima ne aveva plasmato la forma, Giove diceva che la creatura era di chi ne aveva infuso lo spirito. Alla disputa si unì anche la Terra che rivendicò il possesso dell’uomo plasmato dal fango. Per risolvere questa diatriba venne interpellato Saturno che riuscì a mettere tutti d’accordo. Alla morte dell’uomo, Giove si sarebbe riappropriato dello spirito e Terra della materia che ne aveva composto il corpo. Ma a possederlo per tutta la durata della vita sarebbe stata Cura. Proprio lei, quella divinità minore e sconosciuta che per i romani rappresentava il “prendersi a cuore”, ma anche l’inquietudine e la preoccupazione generata dall’attenzione nei confronti di chi non ti apparterrà fino in fondo.

Guido Mazzolini

“La verità abita nella perfezione del tutto, riposa nell’armonia del cielo e della terra. In questo paradigma siamo stati creati come immagine di una sola essenza. L’uomo guarda la donna e si riflette in lei, nella sua diversità complementare, nel suo essere di fuoco e di acqua. Madri, sorelle, mogli, compagne, figlie. Donne in guerra, ma pronte alla resa, troppo spesso costrette a indossare maschere che le privano di una femminilità che gli appartiene, troppo spesso feticci di un mondo ancora nelle mani rapaci dei maschi. Meglio non dimenticarlo, spesso le donne faticano di più, guadagnano meno, sono guardate con sospetto perché indossano un ruolo che spaventa. Altre volte invece la loro femminilità resta nascosta, sepolta da stereotipi che rendono la donna simile all’uomo, snaturata, mascolinizzata, privata della propria essenza.
Donne benedizione della vita, camminano accanto a noi come primavere da scoprire, nutrono, crescono, accudiscono. Non a caso il prendersi cura è femminile, materno, e io -vecchio rudere di un tempo ormai andato- ancora immagino disegni ben definiti dalla natura. Uomo e donna non sono uguali, per fortuna. Pensano diversamente, agiscono diversamente. Uomo e donna nemmeno si assomigliano, ma si appartengono fin dagli albori del mondo e uno completa l’altra in un incastro mirabile. Perciò sono grato alle donne e alla loro bellezza, alla luce che portano, al cielo capovolto che le avvolge. Figlie del tuono, diverse e inconfondibili, donne che mi hanno avuto senza avermi, donne che ho smarrito, donne di salvezza e di rapina. Donne che ho rimpianto e che mi rimpiangeranno.
Per questo ringrazio ogni donna che ha fecondato la mia terra, facendo fiorire germogli meravigliosi di vita.
A Voi tutte, molti auguri”

Guido Mazzolini

A tutte noi, multitasking, passionali, combattive, dolci, sensibili, forti, argute, fantasiose, incredibilmente gnocche dentro. Seppelliteci di mimose, ma soprattutto d’amore e rispetto. AUGURI!

Elena&Paola