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Scivoli calda sulla mia pianura
sei balsamo benefico, velluto
nelle rughe della pelle. Sei dolce
condanna al disamore, involucro
di gioia. Contenitore d’estasi,
disseta la mia terra penitente
come sorgente di gaiezza piena
e lascia disegnare le mie mani
un rivolo di latte sulla schiena.

(Forme Difformi di Guido Mazzolini)

lo trovi qui

Chi teme la paura non perdonerà l’ingiuria
sognando un’implorata redenzione
di opere e intenzioni.
Ognuno è un sé stesso diffidente
inficiato da alibi molteplici
perciò la mia parola è ragnatela spessa
ruvida tela consunta
polvere e passione dalla mia bocca,
è timpano sfondato che risuona
cetra di piombo che dondola tra i rami
scritta nei momenti di gioia e noncuranza
in una stanza quando arriva sera.
Io, denso di attimi,
sono tempo e illusione.
Io, in ogni istante desolato.

Guido Mazzolini

Ondeggi su me come un ricordo antico, un pensiero da nutrire per l’eternità. Arrivi all’improvviso, mi culli come un feto e mi riscaldi. Tutto sembra possibile, anche sciogliere il ghiaccio che da secoli ha incrostato la mia anima ibernata in una sicurezza gelida, come chi resta immobile ma respira tranquillo e sicuro, dormiente in uno sterile letargo. Arrivi all’improvviso e all’improvviso te ne vai senza un apparente motivo, nemmeno una scusa, mi squarci il petto nudo, mi baci e mi strappi il cuore. Davvero questo rito primitivo, come primitivi possono essere i sentimenti e gli istinti, mi sconcerta e mi lascia attonito e stordito; davvero mi è sembrato possibile tutto questo, l’averti incontrato, sfiorato e condiviso, confidando in una pazienza che non hai, in quel sapere attendere e seguire i tempi sincopati del mio sentire, le aritmie della mia anima; così la ruota gira e noi come palle da bigliardo rimbalziamo seguendo traiettorie definite ma incomprensibili.
La musica si strofina come un gatto sulla mia pelle chiara, si sdruce nelle mie ossa, le sbriciola ad una ad una per poi ricomporle; ascolto Chopin, “Notturno in si bemolle minore” e non ho bisogno di altro che quel sapore dolce-amaro già racchiuso in un romanticismo non di maniera ma realmente sentito nel sangue e nella pelle. Mi scivola sopra, mi scuote e mi penetra un brivido quando il senso del vero si palesa come autentico e quasi dogmatico, il modo maggiore che esplode e si inalbera, si erge serico con echi modali nei rapidi arpeggi che sembrano gocce lasciate cadere per caso.
Profuma di amore e di alcove disfatte, di fumo e di fiori.
Rifletto su quanto doloroso possa essere il bisogno di un altro, la voce che urla incessante, la bestia che mi possiede, il demonio che strepita in me. Mi accorgo che la poesia è un po’ come la vita, una mosca catturata in un bicchiere capovolto, che ronza e sbatte contro il vetro senza fermarsi mai.

Dona

Pubblicato: agosto 22, 2014 in poesia
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Languidi cenni
baratri dolci desidero,
ancora amo il tuo esistere
ancora odio
impetuoso e cattivo
il tuo turbare placide acque
senza più vita.

Vattene da notti inquiete
da insani pensieri.
Siamo frutti di opposte stagioni,
immortali amanti
senza pace.

(L’Attimo e l’Essenza)

Diventerò pioggia
e laverò il tuo corpo
come acqua che precipita.
Sarò fiume che sgorga copioso
e inonda il tuo sesso di grandine.
Sarò piccolo fiore
che il tempo calpesta
o un petalo rosa
caduto
svilito per strada.

Le tue mani

Pubblicato: luglio 24, 2014 in poesia
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Amavo le tue mani
erano forti, colme di doni
un’oasi di luna serena.
Abitavo in loro,
come un insetto che ha trovato la tana
e indugia all’inverno.
Amavo il tuo sorgere lieto.
Nulla da chiedere
nemmeno un pentimento
o il sapore di un sogno.

Parlo a te come una danza
a piedi nudi sui cocci acuminati della vita
sono il folle che si strema
per l’ombra di un sorriso luminoso
come fuoco meridiano acceso 
al grido di un tiranno sanguinario
l’urlo dal pulpito di un Savonarola cieco.
Parlo a te come una danza
come nuvola di pioggia scura
canna sbattuta dal vento
un ragno sulla tela o rondine caduta
agitando braccia e vele di pensieri 
come legno bianco 
in balia delle correnti.
Un urlo muto udrai
nelle malinconie cercate
nelle pietrose sere
quando la campana del ricordo
squillerà rintocchi di pensieri.

(L’Attimo e l’Essenza)

Non amare

Non amare il soffio di queste parole
non lodarne il ritmo arguto o il tentativo
di evocare un suono; io offro una carezza lieve
solamente un abbraccio maldestro e sconosciuto
che infrangendo il buio susciti l’autentico
e tu non ceda alle lusinghe di chi ti vuole consenziente
alle parole duttili dei maestri, degli inseriti e disattenti,
degli inventori di consorzi umani,
dei mediocri rivoluzionari delle idee
che vogliono te discente e malleabile
mentre pongono gioghi pesanti sulle nude spalle
e gioiscono sbranando la carne della tua anima.
Voglio essere una povera voce detestabile
un ronzio fastidioso nel silenzio
una goccia salmastra sulle labbra
e tu possa esplodere come azzurra nube
che avvolge l’universo intero,
ma ora sono un triste narratore
e parlo ad un mesto me stesso che parla.

(L’Attimo e l’Essenza)

Certi sguardi

Pubblicato: giugno 12, 2014 in Uncategorized
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Certi sguardi

Appartengo

Pubblicato: giugno 5, 2014 in Uncategorized
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Appartengo a una stirpe maledetta
behemot caduto nel diluvio
agli albori di un’umanità imperfetta
troppo simile all’avvoltoio e al lupo.

Appartengo a una genia fallata
la stessa di coloro che spartiscono
il vino gramo e il pane del bisogno,
la stessa che comprende l’assassino
il baro ed il sicario di parole
il pensatore libero e l’idiota
il boia, il virtuoso e il peccatore.

Appartengo a una razza debosciata
d’ipocriti fattori di parole
briganti faccendieri, di puttanieri
lestofanti e ladri, troppo vicini
a un orizzonte piccolo e terreno
troppo lontani al cielo per comprendere,
meravigliati, la grazia del perdono.

(“Suoni” – Ed. Progetto Cultura)